Stavolta ce lo aspettavamo Questo è peggio di Parigi

Stavolta ce lo aspettavamo Questo è peggio di Parigi

La misura della vittoria per il terrorista è nella sensazione che riesce a darti: se ti senti perduto, se perdi la sicurezza perfino nell'andare al supermercato o in ufficio, se guardi l'autobus con sospetto ed esiti a salirci, allora lui sta vincendo la guerra. E l'attacco di ieri a Bruxelles segna dei grossi punti a favore del terrore: mentre persino i mezzi pubblici si arrestavano in una città immobilizzata, anche i cieli d'Europa restavano vuoti di aerei belgi. Colpire un aeroporto è il gesto di supremo potere del terrorista contemporaneo: l'aeroporto è il cuore e il cervello della vita moderna. Se si blocca, si fermano gli scambi, i commerci, le riunioni e anche l'idea stessa di una società multiculturale o comunque aperta a idee e religioni diverse, si blocca la fantasia dell'uomo contemporaneo occidentale, destinato a vivere «per seguir virtute e canoscenza».L'attacco di Bruxelles è più aggressivo ancora di quello di Istanbul, più largo del Bardo, più sorprendente di Parigi.

Da quando esiste l'Isis, i suoi adepti punteggiano tutto l'orbe terracqueo di memento mori specie per l'Europa: hanno un significato preciso di dominio dell'islam sugli infedeli, siano essi cristiani o ebrei. Agli ebrei è dedicato un odio particolare, sottolineato a Bruxelles dall'attentato al Museo ebraico del 2014 e dalla scuola ebraica di Tolosa nel 2012; o il 7 gennaio 2015, quando l'azione contro Charlie Hebdo (12 morti) ha avuto cura di inscenare un ramo dell'attacco all'Ypercasher. L'obiettivo centrale è la sottomissione del mondo degli infedeli, quello giudaico cristiano, disprezzato, antitetico allo scopo della indispensabile dominazione del mondo. Ogni attacco ha un suo significato non solo intimidatorio ma di conquista shariatica: nell'attacco di Charlie ogni invasione filosofica, che noi chiamiamo libertà di pensiero, o persino umorismo, è blasfemia; al Bataclan è annullamento fisico della promiscuità che l'Occidente consente; gli attacchi ai militari, come quelli di Londra e di Ottawa, sono dirette risposte alla presenza occidentale nelle guerre in cui è coinvolto l'islam.

E adesso, l'aeroporto, il nodo del potere occidentale: e si deve notare un precedente che dovrebbe finalmente convincere dell'identità fra terrorismo palestinese e quello attuale, la strage di Fiumicino del 1985, 13 morti e 100 feriti. Se l'attentato di ieri è davvero la diretta conseguenza, la reazione all'arresto a Molenbeek di Salah Abdeslam, non c'è da stupirsi che una donna, una dei 35mila residenti di fede islamica sui 96mila abitanti, ne parlasse ai giornalisti come di «uno dei nostri ragazzi», pur negando simpatie per il terrore.

L'enorme spazio sociale, il supporto religioso in Belgio, in Francia, in alcune parti dell'Europa del Nord sono stati esaltati dall' impossibilità culturale dell'Europa ad affrontare non tanto i terroristi, quanto il mare in cui essi nuotano, un mondo di fiancheggiatori in continua espansione, contagiato dall'esaltazione dei foreign fighter di ritorno.Fiamma Nirenstein

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