Cronache

Taglio a cuneo fiscale, frontalieri in rivolta: "Così perdiamo 960 euro"

L'ipotesi di abolire il bonus Renzi per restituire al lavoratore 1.500 euro sotto forma di detrazioni contributive, spaventa i frontalieri, visto che i contributi vengono versati direttamente a Francia o Principato di Monaco

Taglio a cuneo fiscale, frontalieri in rivolta: "Così perdiamo 960 euro"

I frontalieri italiani che lavorano al confine italo francese di Ventimiglia, in provincia di Imperia, sono in rivolta, dopo l’annunciato taglio al cuneo fiscale da parte del governo, che nella prossima Legge di Stabilità intenderebbe eliminare il cosiddetto bonus Renzi (960 euro all’anno), restituendo al lavoratore 1.500 euro attraverso una serie di detrazioni sui contributi.

A prima vista, non dovrebbe esserci nulla da perdere, visto che il lavoratore, a conti fatti, dovrebbe guadagnare 540 euro in più. Per il lavoratore italiano, in effetti, è così. La situazione cambia per chi è impiegato in Francia o nel Principato di Monaco. In questo caso, secondo il presidente dell’Associazione Frontalieri Autonomi Intemelii, Roberto Parodi, la perdita c’è, eccome.

“Eliminando il bonus Renzi, il frontaliere perde di sicuro 960 euro all’anno, ma non potrà mai ottenere i 1.500 euro di detrazioni, visto che chi lavora oltre frontiera i contributi li versa direttamente in Francia o nel Principato di Monaco. Non credo che i governi di questi due Paesi accetteranno mai di rinunciare a quella cifra”.

Secondo Parodi, l'unico modo per rientrare in questa perdita di 960 euro - che i frontalieri non potrebbero più usufruire - è di: "Aumentare il bonus Fiscale attualmente a 7.500 euro, per portarlo a una cifra più alta, in modo da compensare i mille e cinquecento euro".

Ma non è tuto. In merito ai frontalieri pensionati: "Non versando più contributi non avrebbero alcun vantaggio o svantaggio, ma ritengo - conclude Parodi - che si debba trovare una soluzione per i lavoratori frontalieri in attività”.

La manovra, naturalmente, è ancora in discussione, ma il problema riguarda un bacino di circa quattromila persone.

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