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Tanti single e pochi figli Un Paese che ha paura

Tanti single e pochi figli Un Paese che ha paura

G li ultimi datti pubblicati dall'Istat rappresentano un quadro dell'arretratezza esistenziale dell'Italia: Paese tra i più vecchi al mondo, in cui scende ancora il tasso di fecondità, nascite al minimo storico dall'Unità d'Italia, famiglie con figli sempre meno numerose, quelle con uno o due figli sono il 60% del totale. Per contro aumentano i single (33%) e le famiglie senza nucleo, cioè quelle in cui si vive soli.

Dunque, la società italiana è vecchia, anziana, prevalentemente sceglie (o patisce) la solitudine. Perché accade questo? La risposta è drammaticamente semplice: una società è ricca se sa aprirsi al futuro, se ha fiducia nel domani. Risposta drammatica a causa delle responsabilità che hanno generato questa situazione.

Verrebbe subito da mettere sul banco degli imputati il problema economico, spesso una buona scusante per giustificare la crisi delle nascite e, ancor prima, delle famiglie.

Una scusa, appunto: non è immaginabile pensare che nella graduatoria famiglie/nascite siamo agli ultimi posti al mondo perché siamo tra i più poveri al mondo. È chiaro che il problema economico deve scendere dal banco degli imputati anche se deve rimanere nei paraggi del tribunale perché anche lui ha le sue responsabilità.

Consideriamo adesso la crescita della solitudine, sia nell'aumento dei single, sia nella diminuzione del numero delle nascite, sia nella crescita delle famiglie senza nucleo. Anche in questa circostanza, il problema economico non è una causa primaria.

Il vero responsabile è chi ha rubato a questo Paese il futuro, la capacità di credere nell'avvenire. Chi è il ladro?

Pensiamo a quale sia il significato della politica: essa è il modello di organizzazione civile di una società, in cui risiedono i principi della formazione culturale, dello sviluppo economico e delle regole di convivenza. Allora è solo retorica sostenere che c'è qualcosa che non funziona come dovrebbe nella politica?

L'impegno finanziario nella formazione culturale dei giovani è al penultimo posto tra i Paesi dell'Unione europea; lo sviluppo economico è falcidiato dalle tasse e dalla burocrazia; le regole della giustizia, cioè quelle che dovrebbero garantirci una equilibrata convivenza, fanno acqua da tutte le parti: processi eterni e pene mai certe. Dunque, la politica del Paese è assolutamente inadeguata a offrire ai suoi cittadini quel sentimento di futuro che apre alla vita e al piacere della convivenza.

Ma non è finita qui. A partire dai terribili anni Settanta c'è stata una lenta e ossessiva comunicazione culturale che ha svilito, talvolta ridicolizzato l'istituto famigliare. Le nascite si basano sulla solidità della famiglia, anche, se volete, delle cosiddette famiglie aperte, che sono il luogo della solidarietà in grado di consentire l'apertura al futuro.

Su questa base si superano le difficoltà economiche, le incertezze sul posto di lavoro perché c'è speranza, una speranza non illusoria, ma quella che vuole andare avanti anche se con mille incertezze sulla strada della vita. Una speranza che non rinnega la vita, ma che ad essa si apre con coraggio.

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