Nessuno dimentica il piccolo corpo di Aylan sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Simbolo dei nostri tempi, dell’esodo tragico di popoli a cui stiamo assistendo. E la prima domanda che viene in mente è: che colpa hanno i bambini? La sorte era sembrata più benevola con una bambina somala di tre anni sbarcata e sistemata nell’hotspot di Taranto. Il nuovo centro di prima accoglienza al Sud Italia. Arrivata meno di un mese fa dalla Somalia in Italia con la madre di trent’anni e il fratello di tredici. Accolta nella struttura appena inaugurata.
Di lei si era accorto il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, pediatra. La bambina era affetta da idrocefalia acuta. Su disposizione del sindaco i tre (mamma e figli) furono, secondo la normativa vigente, portati subito all’ospedale “S.S. Annunziata” di Taranto per maggiori accertamenti sulle condizioni di salute della piccola. Tutti la credevano fuori pericolo, grazie al sindaco-salvatore. Ma non è stato così, perché alla bambina è stata confermata, dopo le analisi, una neoplasia alla testa che ieri l’ha strappata alla vita.
Una di quelle storie che non si vorrebbero mai raccontare. Ma tanti i dubbi sull’hotspot e sulla sua organizzazione. Nessuno, prima del sindaco pediatra, si era accorto di quel rigonfiamento dell’encefalo? Non viene data precedenza nelle cure a mamme e bambini?
Certo, la struttura ha accolto il doppio dei migranti che può contenere. Come accorgersi di un rigonfiamento della testa di una bambina di appena tre anni? È questa l’accoglienza che l’Italia riserva ai migranti? Torniamo sempre sulla stessa domanda: il paese è pronto, da un punto di vista logistico e sanitario, a un’accoglienza che giorno per giorno diventa sempre più importante nei numeri?
Gestire l’emergenza diventa sempre più difficile. Forse casi come questo dovrebbero far riflettere sulle funzioni effettive e sull’efficacia dei centri di accoglienza. Ma l’ingresso è vietato agli organi d’informazione.
Resta solo l’umano e straziante dolore di una madre partita da sola con i suoi figli per assicurar loro una vita migliore. E resta tanta indignazione e commozione per quella piccola vita scivolata dalle dita come sabbia al vento.
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