In piazza col capellino del "Sì" al referendum. Bufera su Bersani al corteo pro Pal

L'ex segretario del Partito Democratico viola il silenzio elettorale mettendosi in bella mostra davanti ai fotografi e ai cameraman con una scritta a favore dei quesiti referendari che verranno sottoposti al voto domani e lunedì

In piazza col capellino del "Sì" al referendum. Bufera su Bersani al corteo pro Pal
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Come era ampiamente prevedibile da quando era stata fissata la data di oggi, la manifestazione organizzata dal centrosinistra a favore di Gaza e dello Stato palestinese è stata utilizzata (anche) come occasione di un'ultimissima giornata di campagna elettorale fuori tempo massimo per i referendum che verranno sottoposti ai cittadini italiani domani e lunedì. Nonostante il divieto di propaganda, per legge, nella giornata odierna di silenzio per quanto riguarda comunicazioni politiche concernenti i quesiti referendari, Pier Luigi Bersani ha pensato bene di fregarsene altamente di questa proibizione imposta dall'articolo 9-bis della Legge 4 febbraio 1985, n.10. Per lo più, nel pieno di una sfilata di piazza che nulla poteva (e doveva) a che vedere con le votazioni dell'8 e 9 giugno.

L'ex ministro, infatti, prima ha pubblicato sul proprio profilo social di X il seguente messaggio: "Non ci si distingue: questo è il popolo del centrosinistra. Non sono antisemiti, sono qui per dire basta al massacro". Poi ha aggiunto un'altra frase riguardante proprio i referendum: "È la stessa gente che dice Sì alla dignità del salario, Sì alla cittadinanza di chi studia, lavora e paga le tasse qui. È tutta gente che domani andrà a votare". Il tutto corredato da quattro fotografie, sempre pubblicate dallo stesso Bersani, in due delle quali si mette in posa sorridente con indosso un cappellino rosso con scritto in maniera evidente la parola "Sì", anche di fronte a una troupe del programma Rai "Agorà" che lo stava intervistando su Gaza e sul conflitto in Medio Oriente.

Una vera e propria figuraccia per un ex leader di partito, nonché presidente di Regione, tre volte ministro della Repubblica, altrettante come parlamentare. Del resto è impensabile che Bersani non sia a conoscenza del fatto che, nel giorno precedente e in quelli stabiliti per una qualsivoglia votazione, sono vietati comizi e qualsiasi tipo di evento di "propaganda elettorale diretta o indiretta in luoghi pubblici o aperti al pubblico". Una regola - quella del silenzio elettorale - pensata a favore di tutti gli elettori per concedergli almeno un giorno a disposizione per riflettere in tranquillità e decidere a chi consegnare il voto che sta per esprimere. E spazio pubblico e aperto al pubblico come piazza San Giovanni a Roma durante la manifestazione più importante organizzati dai principali partiti di centrosinistra, non esiste.

Il cappellino di Bersani non è passato assolutamente indifferente nel mondo del centrodestra. Il primo a sottolineare questa grave mancanza istituzionale è stato Nicola Procaccini, di Fratelli d'Italia. "Bersani che si fa intervistare al corteo per Gaza agghindato col cappello che invita a votare Sì ai referendum di domani, è una schifezza morale e legale - scrive su X l'europarlamentare -. Morale perché si strumentalizza il dramma palestinese, di cui evidentemente a Bersani, Conte, Schlein e Fratoianni interessa ben poco. Legale perché oggi è giorno di silenzio elettorale.

Ma per l'ennesima volta la sinistra organizza una manifestazione a meno di 24 ore dal voto, incurante della legge che le vieta - conclude il co-presidente del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei -. Ovviamente se fosse stato il centrodestra a fare lo stesso, sarebbe stata assordante la protesta delle sinistre nei confronti del governo".

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