
Gentile Direttore Feltri,
cosa ne pensa della introduzione del terzo mandato? Un governatore collaudato, di sicuro, offre stabilità, ma conservarlo al suo posto, consentendogli di mantenere il ruolo istituzionale per addirittura
15 anni non rappresenta un danno alla democrazia?
Sono molto curioso di conoscere la sua opinione, sempre illuminata.
Sandro Pelle
Caro Sandro,
se ne dibatte da tempo e io ho avuto già modo di dire la mia a proposito di terzo mandato. Sappiamo che nel nostro ordinamento vale la regola dei due mandati consecutivi, che non possono diventare tre, il che implica che un soggetto che ha ricoperto il ruolo di presidente di Regione per due volte consecutive non possa essere nemmeno proposto al popolo elettore, in quanto non candidabile e non eleggibile. Tale limite, tuttavia, non sussiste per le cariche di deputato o senatore, ad esempio, e non comprendo questa differenziazione, che automaticamente rende illegittimo, a mio avviso, il vincolo del secondo mandato. Se un leader gode di ampio consenso e il popolo lo apprezza e desidera conservarlo, per quale ragione dovremmo vedere nella sua ricandidatura un danno alla democrazia? Sarebbe più logico reputare la democrazia danneggiata semmai ove gli fosse impedito di essere riproposto e agli elettori fosse, di conseguenza, impedito di poterlo di nuovo preferire e designare. Sostengo convintamente che i presidenti di Regione possano correre ancora una terza volta e che codesta innovazione
debba essere introdotta, chiudendo in modo definitivo ogni polemica che periodicamente accende il dibattito pubblico. L'alternanza, che deve essere garantita e protetta dalla democrazia, non verrebbe lesa qualora, ad esempio, Zaia venisse candidato ancora e nemmeno, va da sé, se fosse De Luca, peraltro molto amato dai campani, a ripresentarsi al cospetto del popolo sovrano, popolo sovrano che potrebbe dare il proprio consenso al candidato avverso. E siamo sicuri che la continuità, tanto più ove si sia operato bene e dove i cittadini perciò esprimono fiducia e apprezzamento, sia un elemento negativo, inconciliabile con i valori democratici? Ebbene, per me è l'esatto contrario. Ben venga la continuità, che si traduce in stabilità, in efficienza, in politiche che vengono realizzate e portate a compimento e non sospese o ribaltate, confondendo i cittadini i quali, ogni volta, devono subire stravolgimenti. La cosa pubblica verrebbe amministrata senza interruzioni.
Un presidente che abbia già operato per un decennio conosce procedure, esigenze del territorio, bisogni della popolazione, per quale motivo, che sia
logico, gli dovrebbe essere vietato di seguitare ad occuparsene? Se Zaia o De Luca venissero ricandidati e rieletti, non si concretizzerebbe alcun pericolo di feudalizzazione delle Regioni, essi non diventerebbero mica i padroni o i sovrano di Veneto e Campania acquistando un potere personale spropositato tale da nuocere al servizio pubblico, rischio che paventano coloro che si oppongono al terzo mandato. I buoni amministratori, quelli che hanno per di più edificato uno stretto rapporto di fiducia con gli elettori, sono merce rara, bloccarli e costringerli in panchina a causa di una regola rigida mi risulta addirittura folle.
Considerati i livelli altissimi di consenso che hanno raggiunto certi governatori, io reputo necessario riconoscere la possibilità di un terzo mandato allo scopo di accogliere una istanza che, in verità, proviene dal basso, ossia dalla gente, e non dall'alto di una giunta regionale e di una presidenza.