Sciopero dell'acciaieria Arcelor Mittal. Gli operai: "Ma lo Stato dov’è?"

Le sigle sindacali Fiom e Uilm incrociano le braccia. L’azienda “precetta” i lavoratori. Protestano le ditte dell’appalto

Sciopero dell'acciaieria Arcelor Mittal. Gli operai: "Ma lo Stato dov’è?"

Il sole doveva ancora sorgere e gli operai erano già lì, davanti ai cancelli chiusi dello stabilimento siderurgico Arcelor Mittal di Taranto. L'odore di ferro è forte, entra nei polmoni e dà una sensazione metallica in bocca. Ogni mattina i dipendenti del siderurgico e dell'indotto sono costretti a sopportarlo per uno straccio di stipendio. Ma dopo le intenzioni annunciate dalla multinazionale franco indiana: voler recedere dal contratto di acquisto del siderurgico in mancanza dello scudo penale e soprattutto della possibilità di mandare a casa 5mila dipendenti, i sindacati di categoria dei metalmeccanici Fiom e Uilm hanno indetto uno sciopero a partire da questa mattina alle 7 per ventiquattr'ore. Fuori dai cancelli anche gli operai dell'indotto (in questo caso la partecipazione delle sigle sindacali è stata unitaria unendosi a Fiom e Uilm anche la Fim e altri) che, per un effetto domino, sarebbero mandati a casa se lo stabilimento siderurgico più grande d'Europa dovesse ridimensionare il suo organico. Anzi, anche se non ci sono ancora i dati dell'adesione, i lavoratori dell'indotto-appalto sono quelli che sembrano aver risposto di più alla protesta indetta, dalle sigle sindacali.

La portineria "Imprese", infatti, quella che si trova in prossimità della strada provinciale per Statte, vicino al grande camino E312, il più alto d’Europa (212 metri), è presidiata. All'esterno, centinaia di persone tra lavoratori e delegati. Ben diversa la situazione delle altre portinerie della fabbrica: pochi gli operai davanti all'ingresso della direzione, nessuno davanti alle portinerie A e D dove in compenso, però, i parcheggi delle auto e delle moto risultano affollati, facendo desumere che diversi lavoratori sono andati a svolgere il loro turno entrando nello stabilimento e non aderendo alla protesta.

Secondo fonti vicine alla fabbrica, infatti, all'ingresso sono state esposte le cosiddette "comande", un modo per l'azienda, secondo i sindacati, di costringere i dipendenti a lavorare “ricattandoli”: una sorta di precettazione pena il licenziamento.

Vuota è anche anche la portineria dove fanno il loro ingresso camion e mezzi pesanti. Solo qualche tir si trova all'esterno. Delegati sindacali spiegano che nell'indotto-appalto (edilizia, meccanica, manutenzioni, servizi, trasporti, pulizie industriali e civili) l'adesione allo sciopero odierno è stata alta perchè, con la pesante ristrutturazione che si annuncia, quello degli appalti è l'anello debole dell'azienda. Senza le protezioni previste dagli ammortizzatori sociali.

Diverso è invece il discorso per i dipendenti diretti di ArcelorMittal, che appaiono più tutelati e che potrebbero ritornare all'amministrazione straordinaria, e quindi allo Stato. "Ma lo Stato dov'è?" chiede in tono disperato un operaio che a casa ha moglie e figli che lo aspettano appesi al filo dell'incertezza.

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