Tasse, sì alle manette

Pd e M5s d'accordo solo sul carcere agli evasori. Parte la gogna

Tasse, sì alle manette

L'accordo nel governo è stato trovato: aumentano le tasse e aumenta il carcere per gli evasori. Non sono un esperto, ma a occhio questa è la strada maestra per diminuire le entrate fiscali e frenare la crescita. Anche perché l'aumento delle tasse, che porta a una maggiore evasione, è certo, mentre la maggiore punibilità è teorica, stante l'incapacità del sistema giudiziario di muoversi con velocità ed efficienza. In altre parole, si vanno a punire ancora una volta i contribuenti, i pensionati e le aziende oneste, per i quali anche un solo euro in più è una condanna ingiusta.

Processi a vita e manette, manette e sentenze politiche. Questo succede se al governo ci stanno comunisti e giustizialisti, in questo caso sostenuti dai finti liberali renziani che viceversa quando si tratta di affari loro - come dimostrano le cronache di questi giorni - adottano comportamenti spregiudicati e tecniche fiscali discutibili.

Chi pensa che i problemi del Paese si risolvano introducendo uno Stato di polizia, di mestiere dovrebbe fare il questurino, non il ministro. Gli italiani hanno bisogno di essere liberati, non arrestati. E giudicati da persone che ne abbiano i titoli, non da politici inesperti e improvvisati.

La verità è che le famiglie italiane sono molto più virtuose del governo che le bacchetta. Lo Stato ha settanta miliardi di debiti con imprese e privati. Una cifra enorme, circa il 6 per cento del Pil, e se fosse costretto a pagarli con gli stessi metodi coercitivi e tempi che lui impone ai suoi debitori, fallirebbe all'istante. Che facciamo, mettiamo le manette anche al ministro dell'Economia e al premier che evadono i loro debiti? E perché non consentire almeno una piena compensazione? Chi ha crediti con enti pubblici li scala dalle tasse e la cosa finisce lì.

Parole al vento di fronte a un governo sanguisuga, capace di prendere con la forza e incapace di dare. E per di più moralista. È noto che Beppe Grillo, ideatore e padre padrone di questo governo tutto tasse, aderì al condono fiscale promosso nel 2003 dall'esecutivo Berlusconi.

Ed è altrettanto probabile che se le norme contro gli evasori proposte oggi dai Cinque Stelle fossero state in vigore negli anni Ottanta, Grillo sarebbe stato ad alto rischio di arresto. Per lui, star dello spettacolo, le tasse erano un optional.

Ma solo per lui.

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