Cronache

Tassisti al massacro

Sputi, insulti e aggressioni gratuite da parte di clienti ed extracomunitari: la testimonianza e i lividi di un tassista aggredito a Milano. Ecco come cambia il mestiere di chi lavora al volante

Tassisti al massacro

Pino stava facendo il suo lavoro alla guida del suo taxi. E' domenica notte. In stazione centrale, a Milano, fa salire a bordo una cliente. Destinazione viale Brianza. Mentre raggiunge il numero civico si accorge che un ciclista sta viaggiando in contromano e glielo fa notare. Poi si ferma al numero civico, scende e viene raggiunto dal ragazzo che gli urla "Che cazzo vuoi?". Pino risponde "Eri in contromano cosa vuoi? Vai e vedi di camminare dritto!". Una frase che è stata recepita come un'offesa. " Il ragazzo era un extracomunitario, sui trent'anni, aveva un alito pesante, probabilmente aveva bevuto qualche birra. Ma non era ubriaco, avrebbe sbandato e non avrebbe avuto tutta quella forza nel colpirmi" - commenta il tassista.


Pino scende dalla macchina per consegnare il bagaglio alla cliente, non fa in tempo a prenderlo che viene colpito con una catena, anzi un catenaccio, quello che viene comunemente usato per la bicicletta. "Mi sono riparato il volto con il braccio destro che adesso è rotto, indietreggiavo mentre lui avanzava tentando di colpirmi e ad un certo punto sono caduto all'indietro". Ha lividi su tutto il corpo Pino, belli evidenti, qualcuno fa impressione, soprattuto quello sull'interno coscia.

Nonostante abbia una buona stazza non ha reagito per paura: "Nessuno ci tutela, forse sarei passato dalla parte del torto - confessa- un collega si ritrova a scontare 4 anni di carcere per essersi difeso, altri invece non ci sono più.

Meglio stare zitti" - conclude.


Ma come sta cambiando il mestiere di tassista? Bisogna avere paura? Quali sono i rischi più frequenti, le tipologie di clienti a rischio, le zone, lo spirito con cui ci si rimette al volante dopo un'aggressione?. Ce lo spiega Pietro Gagliardi, responsabile di categoria Unione Artigiani per la provincia di Milano. A bordo del suo taxi facciamo un giro per la metropoli milanese e valutiamo la situazione dal punto di vista della sicurezza. Percorrendo diversi chilometri non incontriamo neppure un vigile o una volante. "Oggi non esistono zone più o meno a rischio - spiega - non riesci più a distinguere il cliente buono da quello cattivo o malintenzionato, perchè di fondo c'è un odio e una forte intolleranza nei nostri confronti. Prima (e lo siamo ancora in piccola parte) eravamo considerate persone di fiducia, ora invece, in maniera del tutto ingiustificata veniamo sbeffeggiati, insultati o peggio aggrediti. E' violenza gratuita". Pietro si sfoga e racconta che la società è cambiata molto, le forze dell'ordine sono impotenti, i tassisti spesso non denunciano i piccoli episodi di violenza ma fanno molto parlare quando ci scappa il morto o un collega finisce in coma.


Del resto con il suo mestiere non sa mai chi sale in auto, e paradossalmente le persone più a rischio si confondono dietro l'uomo d'affari, i giovani minorenni, oppure anche i turisti russi che dopo essersi fatti portare in un lussuoso Hotel milanese non sono riusciti a pagarlo: 12 euro di corsa. Gagliardi ricorda bene quella volta in cui è stato rapinato da due ragazzini che, a corsa finita in centro a Milano, gli hanno puntato un coltello alla gola per farsi dare i soldi che aveva incassato, oppure quando solo 5 mesi fa un giovane che aveva alzato troppo il gomito non lo ha pagato minacciandolo di fargli fare la fine del collega massacrato di botte. "Oggi - sostiene Pietro - non sono tanto i soldi liquidi a preoccuparmi, piuttosto quello che mi spaventa é che qulcuno mi tagli il sedile, sputi in macchina o addirittura mi minacci". Ma si potrà affrontare la prevenzione in questo mestiere?. Le istituzioni possono farlo ma sembrano non essere troppo interessate. "Era stato istituito un numero di emergenza per mettere in contatto i tassisti con una centrale operativa delle forze dell'ordine. Però, nel momento in cui un tassista effettua una chiamata di emergenza partono tutte le verifiche del caso per accertare il reale pericolo...e devono essere sicuri che ti stiano tagliando la gola per intervenire!". Un deterrente efficace potrebbe essere la telecamera fissata all'interno dell'auto, così che il cliente "buono" o "cattivo" che sia, possa essere rintracciato in qualunque momento. "Il progetto é morto sul nascere - spiega Pietro - questione di privacy". Insomma una soluzione bisognerà pur trovarla per arginare i continui episodi spiacevoli che coinvolgono i tassisti che, troppo spesso, vengono "bollati" come ladroni e strafottenti solo pronti a sindacare e protestare. In questo, forse, risentono molto dell'etichetta affibiata ai tassisti romani che spesso e volentieri fanno molto strepito per nulla, e per questo rischiano tutti di pagare dure conseguenze.

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