Coronavirus

Tasso di caduta e anzianità epidemica: tutte le incognite sulla ripartenza

​Lo studio della Fondazione Hume sostiene che l’Italia non sia così pronta per riaprire: la fine dei contagi è ancora lontana

Tasso di caduta e anzianità epidemica: tutte le incognite sulla ripartenza

Fase 2, ormai ci siamo. Dopo il primo maggio, festa del Lavoro, il fine settimana e poi il tanto atteso lunedì 4: giorno della riapertura e dalla ripartenza dell’Italia. Ecco, ma il Paese è davvero pronto per uscire dall’isolamento forzato?

Non ne è così certa la Fondazione David Hume, che con uno studio basato sui dati numerici dei contagi e dei morti registrati quotidianamente dalla John Hopkins University, pone più di un dubbio sull’effettiva opportunità della fine del lockdown e dunque dell’inizio della seconda fase. Perché? Presto detto: perché siamo ancora lontani dall’azzeramento dei contagi e il tasso stesso di caduta degli infetti si abbassa con troppa lentezza. Insomma, le curve non si appiattiscono come vorremmo, per essere effettivamente in sicurezza.

Sulla Fase 2 della ripartenza, gli studiosi si sono posti tre domande, che sono le seguenti: "1) A che punto siamo nel percorso che dovrebbe condurci alla meta di 'contagi zero'? 2) Qual è la posizione dell’Italia rispetto agli altri paesi? 3) Quanto tempo potrebbe essere ancora necessario perché l’obiettivo di contagi-zero venga centrato dal nostro?".

Bene, alla prima domanda gli esperti rispondono dicendo che siamo solamente al 40% della strada, nel senso che "fatto 100 il numero di nuovi contagiati del giorno di picco, dobbiamo ancora discendere 40 scalini per arrivare a contagi-zero".

Meglio di noi stanno, trai grandi Paesi, Spagna e Francia, mentre peggio di noi stanno la Germania, il Regno Unito, gli Stati Uniti. Se a prima vista la posizione dell’Italia non sembra essere male, i problemi ci sono eccome se si considerano due elementi: l’anzianità epidemica e la velocità con la quale viaggiamo verso il "contagio zero".

Ecco il dato di anzianità epidemica, cioè il numero di giorni da cui è iniziata l’epidemia, per l’Italia è peggiore che per qualsiasi altro paese (eccetto Cina e Corea del Sud); mentre sul fronte della velocità verso il "contagio zero" è appena del 2,9%, "una delle più basse fra i paesi considerati", scrive la Fondazione, che etichetta come "impossibile" il fatto di dire quanto tempo manchi ancora prima di arrivare a "contagi zero". Gli studiosi, infatti, chiosano scrivendo che "non sappiamo la velocità alla quale l’Italia percorrerà l’ultimo tratto di strada. Possiamo solo sperare che, nel frattempo, la corsa verso contagi-zero sia proseguita. Anche se la prudenza suggerirebbe per la ripartenza di attendere che sia i decessi giornalieri, sia i nuovi casi diagnosticati, si portino molto vicini a zero"

608px;">.

Commenti