Sono 21 in tutto i sospettati di radicalismo violento che sono stati espulsi dall'Italia dalla fine di dicembre. Lo ha dichiarato il ministro degli Interni Angelino Alfano, ospite a "Uno mattina". "Abbiamo un dovere di verità verso noi stessi e verso i nostri concittadini: non esiste un Paese a rischio zero e non esiste una pista da seguire per evitare gli attentati", ha proseguito, sottolineando che gli atti di terrorismo sono stati compiuti "nella redazione di un giornale, nella metropolitana, nella sinagoga".
"L'elemento positivo - ha sottolineato Alfano- è che non abbiamo evidenza di una minaccia specifica per l'Italia e abbiamo un decreto moderno che ci dà la possibilità di intervenire. Non abbiamo traccia di una presenza terroristica all'interno dei gruppi di migranti ma nessuno può escluderlo". Il radicalismo violento, ha spiegato Alfano, "spesso si accentua attreverso il web", che pur essendo "un luogo di democrazia", rischia di ampliare la diffusione di messaggi pericolosi. "Ho incontrato i colossi del web come Facebook e Twitter per lavorare insieme al contrasto del radicalismo. L'azzeramento del rischio, però, non esiste".
Quanto alla Libia, Alfano ha sentenziato: "Intervengano Ue e Onu. Si è creata in Libia una situazione di instabilità. Non voglio esprimere giudizi ma quando c'era Gheddafi, nel Paese c'era stabilità.
Ora la comunità internazionale deve intervenire per stabilizzare la Libia altrimenti non si risolve nulla. Occorre che l'Unione europea, l'Onu e la comunità internazionale considerino la Libia come una priorità. Grazie al nostro governo se ne sta parlando", ha concluso il ministro.
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