Cronache

Il tesoretto di Banca Etruria

Dopo BankItalia, l'istituto di credito è il più grande magazzino di metallo giallo in Italia. Ai clienti offriva un particolare conto soprannominato "oro vero". Nei caveau una fortuna da 310 milioni di euro

Il tesoretto di Banca Etruria

Tra le preoccupazioni del pensionato Luigino D'Angelo, vittima del crac di Banca Etruria, ce n'è una diventata quasi un giallo: un lingotto d'oro di mille grammi puro al 999 per mille con tanto di timbro della London Good Delivery, raffineria tra le più quotate al mondo.

L'irrimidiabile decisione dell'uomo sembra essere dovuta anche a questo. D'Angelo, in alcuni messaggi lasciati ai famigliari, si lamenta del fatto di non poter riavere il pezzo d'oro. Dalle verifiche fatte, come sostiene il Corriere della Sera, il lingotto sarebbe stato recuperato a metà settembre. Almeno così risulta dagli archivi della banca dato che dal momento in cui si acquista il pregiato massello si diventa automaticamente proprietari di un preciso lingotto, marchiato con un numro preciso di matricola. Per ognuno di essi si conosce tutta la vita. Quello del pensionato risulta acquistato nel dicembre 2012 e ritirato il 18 settembre. Purtroppo con una cospicua perdita di valore che va a gravare in conto capitale: 3 anni fa l'oro si aggirava attorno ai 1300 euro all'oncia. Quotazione che da settembre viaggia attorno ai mille. Come detto in precedenza , chiaramente un altro motivo di rammarico.

Un giallo che risolto che svela un particolarissimo dettaglio su Banca Etruria: non è un caso che D'Angelo avesse un lingotto d'oro, e non è nemmeno l'unico. Etruria è anche conosciuta come "Banca dell'oro". Titolo meritato: vari caveau super protetti vengono conservati 9 tonnellate e mezzo d'oro. Ma facciamo bene i conto. I clienti dell'istituto posseggono circa 3,5 tonnellate (più di 10 mila pezzi); una giacenza della stessa banca che si aggiora su una media giornaliera di 2 tonnellate e infine impiehi per il distretto industriale orafo per 4 tonnellate.

Il controvalore sul mercato è un di circa 310 milioni di euro. Un vero e proprio tesoretto. La concentrazione di oro sparsa in caveau nascosti per tutta Arezzo è seconda solo a quella di BankItalia. Etruria è inoltre una delle poche banca autorizzate a vendere oro non lavorato, ovvero non trasformato in ninnoli, orologi o gioielli vari, da quando nel 2000 una legge ha permesso questo tipo di operazioni. Proprio per questa ragione ai clienti storici veniva offerto un conto conosciuto come "oro vero" che dava la possibilità di prendere un lingotto prezioso.

Un business di cui Banca Etruria era ed è ancora leader.

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