Toccare gli assegni è spietata macelleria

Toccare gli assegni è spietata macelleria

Il premier Giuseppe Conte si dice molto fiero dei risultati del suo governo. Fra questi, nell'ultimo decreto varato quasi di nascosto, come strenna di capodanno, vi è, dal gennaio del 2020, un fatto inaspettato: il taglio delle pensioni delle vedove e il taglio delle pensioni agli invalidi, quando superano determinate soglie rispetto alle pensioni minime di importo pari a 515 euro mensili. C'è anche il mancato adeguamento al tasso di inflazione delle pensioni superiori al minimo. Che, fortunatamente, non è molto significativo, in quanto il tasso di inflazione di cui si discute è solo lo 0,4%. Invece, il taglio delle pensioni che viene varato, è molto sostanzioso. Si tratta di tagli che vanno dal 25%, al 40% e al 50%. La violazione della certezza del diritto e del principio di non retroattività delle norme, nel caso di diritti acquisiti riguardanti gli anziani, che hanno particolare bisogno di sicurezza, non essendo più nel fiore degli anni, è pesante, anche perché va a colpire la fascia più debole, quella degli invalidi e di chi ha perso il coniuge. Le vedove e i vedovi e gli invalidi se hanno un reddito mensile superiore a 2000 euro, non hanno diritto al rispetto del loro status di persone, che hanno perso una parte di sé medesime: nel proprio corpo o nella propria vita coniugale. La pietas umana di questo governo, fiero dei propri risultati, si ferma a questa soglia pecuniaria. Al di sopra, il governo può sforbiciare come gli pare, purché adotti il sacrosanto criterio della progressività. Il diritto di proprietà non ha un valore in sé, è un bene simile ai quarti di carne del macellaio, si può tagliare a fette a seconda delle opportunità. E il calcolo di quanto tagliare non dipende da un criterio generale prefissato, né dal principio di eguaglianza. Nel caso nostro, il taglio per chi ha altri redditi per più di 2.060 euro mensili è del 25%, sale al 50% se gli altri redditi superano i 2.575 euro mensili. Nel caso delle pensioni delle vedove e dei vedovi il taglio è del 25% nel caso di redditi che superano di 4 volte il minimo, come per gli assegni di invalidità, ma del 40% anziché del 50% quando si tratta di redditi di più di 5 volte il minimo. Il perché di questi coefficienti dipende dal macellaio, che taglia un po' di più o un po' di meno, a seconda delle sue simpatie per i clienti, che lo pagano. Perché conta il criterio del macellaio e non il cliente che paga? È semplice, la spiegazione: è che il macellaio ha il manico del coltello. Mutatis mutandi, il governo Conte bis decide di quanto tagliare le pensioni di vedovi e di quanto quelle degli invalidi. Il cittadino elettore, contribuente, non ha voce in capitolo.

Ed inoltre non viene neppure informato dei tagli qualche settimana prima che vengano annunciati. Alle vedove, che la mattina si svegliano e scoprono che la loro pensione è stata tagliata, il governo canta Bella ciao, bella ciao...

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