Cronache

Tutte le "colpe" di Biloslavo: "Ma domani sarò in università"

Dall'iscrizione al Fronte della Gioventù (quando portava i calzoni corti) fino agli articoli sulle ong. Ecco i "misfatti" del nostro reporter, che domani potrà finalmente parlare all'università di Trento

Tutte le "colpe" di Biloslavo: "Ma domani sarò in università"

"Purtroppo il clima è teso, molto teso, non c'è spazio per la libertà di espressione, di dissenso e di manifestazione all'interno della facoltà, si prepari". È uno dei messaggi ricevuti nelle ultime ore dagli studenti che si oppongono alla prevaricazione dei nipotini di Curcio al dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento. Ne ho viste tante sui fronti di guerra più duri e certo non mi tirerò indietro a casa mia in nome della libertà di parola.

Domani torno a Trento su invito del rettore, Paolo Collini, che ringrazio, e gli studenti di Udu, gruppo di sinistra, che hanno avuto il coraggio di non tirarsi indietro. Si ristabilirà la libertà di parola, almeno spero, con l’incontro a Sociologia sull'"odissea libica" come era previsto due settimane fa.

Se tutto andrà bene sarà la dimostrazione che la discriminazione ideologica nei mie confronti, stile anni Settanta, peraltro infondata, non è più un sistema. Però, le enclave intolleranti di estrema sinistra, che fanno più o meno quello che vogliono, sono una triste realtà, non solo a Trento. Il collettivo universitario Refresh, sul suo blog “SmontaMenti”, ancora prima che venisse decisa la data del 30 ottobre ha chiaramente annunciato riferendosi al sottoscritto: "Nel caso vorrà (o verrà invitato a) ritornare a sociologia ci troverà più compatt* e determinat* di prima nella nostra protesta".

L’annuncio non promette niente di buono, tenendo conto che il collettivo ha dichiarato vittoria per avermi vietato di parlare con una frase di Ulrike Meinhof, eroina della Raf, i terroristi tedeschi durante la Guerra fredda. IlGiornale.it pubblica il video girato dagli stessi facinorosi davanti al dipartimento di Sociologia il 15 ottobre, quando dovevo parlare la prima volta. Un ragazzotto con il megafono rivendica il successo e spiega che è stato organizzato un presidio perché "noi siamo studenti e studentesse antifascisti che non possono permettere la presenza di certi personaggi all’interno dell’università".

Le mie "colpe", vere, annunciate nel video, sono quelle di essere stato iscritto al Fronte della Gioventù oltre 40 anni fa (quando portavo i calzoni corti) e di avere criticato le ong negli articoli su ilGiornale. Ovviamente, non sono andati a leggere le inchieste di denuncia sul campo, in Libia, dei centri dei detenzioni dei migranti che ho definito "gironi danteschi". Le accuse, false, sono di avere collaborato con la casa editrice Altaforte, che non sarebbe un reato, ma non l’ho mai fatto. E con Ferrogalico, altra pericolosa quinta colonna editoriale nera. Peccato che proprio con Toni Capuozzo ospite della regione a Trento venerdì scorso abbiamo chiesto fin dall’inizio di editare la collana di libri di giornalismo grafico, compreso il mio “Libia kaputt” ad una società autonoma, proprio per non essere coinvolti politicamente in maniera pretestuosa da una parte o dall’altra.

Lo slogan del sito dell’ateneo di Trento, che condivido in pieno, è "l’università delle porte aperte". Per questo auspico che all’incontro sulla Libia, che inizierà alle 18 a Sociologia, venga chiunque sia interessato e creda nella libertà di parola a cominciare dagli studenti.

Ragazzi di tutte le tendenze politiche compresi quelli che non vogliono farmi parlare, a patto che accettino il dibattito, acceso, ma civile.

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