"Non sapeva che stava morendo": nei guai medici pugliesi

La Cassazione si esprime in merito alla denuncia di una famiglia pugliese, approvando il risarcimento di chi non ha potuto conoscere la propria condizione fisica

"Non sapeva che stava morendo": nei guai medici pugliesi

Il caso su cui i giudici della Cassazione si sono espressi risale a una denuncia del 1996. Come racconta il Tempo, tutto ha inizio quando una donna della Puglia si è rivolta a una struttura ospedaliera locale per alcuni controlli. Per errore è stato diagnosticato un fibroma benigno, ma una clinica specialistica del Veneto, qualche tempo dopo, ribalta la prognosi affermando che la donna ha un grave sarcoma. Sette mesi dopo, per la paziente, non c’è nulla da fare.

La famiglia inizia così un lungo iter giudiziario e, a distanza di anni, i giudici della Cassazione hanno sciolto la loro riserva con una sentenza che è già storia. Sulla controversia ora dovrà prendere posizione la Corte d’appello di Lecce, chiamata a pronunciarsi anche lei in merito. "Il malato terminale ha diritto di conoscere la propria condizione fisica per affrontare al meglio gli ultimi mesi della propria vita.

Tutto questo ha portato alla perdita del ventaglio di opzioni con cui affrontare la prospettiva – come hanno sottolineato i giudici della Cassazione -, ma le stesse vittime non hanno potuto affrontare con valore le proprie dignità – e aggiungono -, la donna non ha potuto esercitare la propria liberta come persona. È un vero e proprio diritto negato. Non ha avuto la possibilità di esprimere le volontà, né di acconsentire a diagnosi o scelte terapeutiche," concludono.

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