Adesso la gara, tra il governo e l'Europa, è a sostenere chi ha vinto e chi ha perso, manco la legge di bilancio in discussione fosse una partita di calcio o una sfida a burraco. Se alla fine si chiuderà attorno al due per cento (dal 2,4 iniziale) sarà un pareggio, sostiene qualcuno, dimenticando che nelle sfide dirette, se i tempi regolamentari finiscono pari, si va ai supplementari e se necessario ai calci di rigore.
Ed è questo a preoccupare di più, cioè che l'incertezza si trascini oltre il novantesimo minuto, aggiungendo danni a quelli già provocati da questo inutile tiramolla che dura da mesi. Tradotto, il rischio è di rimanere, al di là di un accordo politico tra governo ed Europa, a lungo in un limbo dove c'è un po' di quanto annunciato ma nulla di risolutivo per l'economia reale. Perché un po' di tagli non fanno rigore, un po' di reddito assistenziale non sconfigge la povertà, un po' di sconti fiscali non fanno ripresa, solo un po' di grandi opere non rilanciano sviluppo e occupazione.
In sostanza, quella che si sta per definire è una manovra economica esclusivamente elettorale, con un occhio all'indietro (le promesse del 4 marzo) e l'altro che guarda avanti, alle elezioni europee di maggio.
E mi sembra pure uno sguardo miope, tanto poca è la platea che intende ingraziarsi. Salvini ha rinunciato alla flat tax, che avrebbe soddisfatto sessanta milioni di italiani e si è giocato tutto il suo malloppo sulla Fornero, che così rivista soddisferà trecentomila persone, lo 0,5 scarso della popolazione. Di Maio sta facendo il matto sul reddito di cittadinanza, che con la dotazione stabilita, raggiungerà al massimo un milione circa di persone, cioè il 20 per cento degli indigenti che corrispondono al 2 per cento degli italiani.
Se sommiamo lo 0,5 delle pensioni di Salvini al 2 del reddito di Di Maio il risultato fa 2,5. Restano fuori da qualsiasi beneficio sostanziale il 97,5 per cento dei cittadini. Vi sembra normale? E siamo qui a chiederci chi ha vinto?
Mi chiedo se valeva la pena di fare tutto questo casino per un risultato così modesto.
Io ho grande rispetto di quel 2,5 per cento, ma ne vorrei altrettanto per il restante 97,5, al quale viceversa sono chiesti nuovi sacrifici, tra fantasiose ecotasse, vigliacchi tagli di pensione, accanimento fiscale e balzelli un po' ovunque.Per cui chi se ne frega di chi ha vinto, o vincerà, se comunque a perdere, nei fatti, siamo in così tanti tra i quali tutti noi.
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