Gli interrogativi, il dolore, il cordoglio. L’assassinio di Emma Pezemo ha sollevato numerosi interrogativi da parte degli inquirenti, interrogativi che potranno essere in gran parte sciolti dall’autopsia della giovane e del suo killer Jacques Ngouenet. Uno su tutti: qual è stato il suo movente?
Chi erano la vittima e l’omicida-suicida
Emma Pezemo aveva 31 anni, studiava all’Università di Bologna. Da tre anni era impegnata in una relazione con Jacques Ngouenet, 43enne originario come lei del Camerun. Come riporta Il Resto del Carlino, però la loro era una relazione a tratti violenta, tanto che i parenti di Emma le hanno suggerito in più occasioni di lasciarlo. Ngouenet in patria era stato una guardia per la sicurezza presidenziale, ma nel 2016 era emigrato in Belgio per curarsi una malattia ai reni e infine giungere in Italia da richiedente asilo. Al momento dell’omicidio-suicidio era disoccupato.
La dinamica dell’omicidio
Quello che si sa sul modo in cui Emma è stata uccisa è che il suo corpo è stato sezionato con precisione militare. Si ipotizza che la studentessa sia stata prima drogata e avvelenata, quindi fatta a pezzi con tre armi: un machete, una sega e coltello di precisione. Poi Ngouenet ha abbandonato i suoi resti nel cassonetto di viale Togliatti a Bologna, ha lavato i vestiti e il bagagliaio della sua Peugeot e poi si è impiccato. Al lavoro sul caso di femminicidio c’è la squadra mobile coordinata dal pm Flavio Lazzarini, che indaga su omicidio, distruzione e occultamento di cadavere, oltre che il medico legale Emanuela Segreto. Quest’ultima sarà alle prese con un compito fondamentale, che potrebbe stabilire il movente dell’omicidio.
I possibili moventi
Emma forse era incinta. A dirlo è un’amica, a cui la giovane l’avrebbe confidato il primo aprile, salvo poi affermare che si trattava di uno scherzo. L’amica però non sarebbe convintissima: parlandone successivamente, si era convinta che Emma fosse realmente in dolce attesa. Il medico legale dovrà stabilire se effettivamente c’era una gestazione in corso: potrebbe essere stato il movente di Ngouenet, che potrebbe essere stato contrario alla gravidanza. Che questo sia il movente lo crede anche l’avvocato della famiglia di Emma Gabriele Bordoni.
Un altro possibile movente potrebbe essere però di natura economica. Ngouenet ha lasciato un biglietto, prima di suicidarsi, in cui affida a un amico il compito di disporre dei suoi beni. Di che beni si tratta e in che quantità? E soprattutto: da dove vengono, dato che il richiedente asilo era disoccupato?
Inoltre l’autopsia sul corpo di Ngouenet potrà dire anche se l’uomo, al momento dell’omicidio-suicidio, avesse assunto sostanze stupefacenti, un altro possibile movente.
Le reazioni
Il femminicidio di Emma ha scatenato una forte reazione, sia in chi la conosceva, come i compagni di università, sia in chi non la conosceva. Alla notizia del suo assassinio, la mamma, che al momento si trova in Camerun, è stata colpita da un malore e ora è in coma. Intanto, nel luogo del ritrovamento, il cassonetto di via Togliatti, anonimi hanno lasciato candele e biglietti di affetto nei confronti della 31enne.
Anche il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli si è pronunciato sulla vicenda. “Sto diventando ripetitivo e lo sarò fino a quando la strage di donne non si fermerà - ha scritto in una nota - Due settimane fa ero addolorato e sconvolto dal tragico delitto di una ragazza romena di 32 anni, sgozzata ad Aosta, da un assassino che aveva una lunga serie di reati sessuali alle spalle. Oggi sono sconvolto dalla terribile fine di Emma, la 31enne studentessa originaria della Camerun uccisa e dilaniata con una mannaia e poi gettata una volta fatta a pezzi in un cassonetto, da un assassino che si è poi tolto la vita. Ripeto, tagliata a pezzi e gettata in un cassonetto. Questi non sono libri gialli truculenti, queste sono vite, persone.
Passiamo le giornate a indignarci per battute magari discutibili di un comico o per il bacio non consenziente del Principe a Biancaneve, nella celebre favola, e poi le ragazze della porta accanto vengono sgozzate o smembrate?”. Calderoli incalza a tal proposito il ruolo delle donne del Partito Democratico e del suo segretario Enrico Letta, e si chiede come mai nessuno chieda l’applicazione del Codice Rosso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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