Cronache

21 minuti di agonia: l'esecuzione choc in America

Il condannato all'iniezione letale si chiamava John Grant, 60enne afroamericano colpevole di avere assassinato una guardia carceraria

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È polemica negli Usa per quanto accaduto mercoledì scorso durante l'esecuzione di una condanna a morte ai danni del carcerato 60enne John Grant. La condanna in questione, eseguita tramite iniezione letale, si è infatti trasformata in un vero e proprio supplizio per l'afroamericano, deceduto dopo ventuno minuti di atroci sofferenze. L'esecuzione incriminata ha avuto luogo in un carcere dell'Oklahoma, tra gli Stati più solerti nell'applicare la pena di morte, ma che aveva finora sospeso più volte questa pratica a causa di alcuni analoghi imprevisti, con veleni che non avevano appunto determinato il decesso istantaneo e senza sofferenze dei detenuti.

Grant era stato condannato a morte nel 2000, mentre era già in carcere per numerose rapine, per avere sequestrato e ucciso la guardia penitenziaria Gay Carter. L'afroamericano aveva trascinato il secondino nello sgabuzzino delle pulizie e lo aveva ammazzato con sedici pugnalate, sferrategli con un coltello che aveva fabbricato con le sue mani. L'assassino si era subito dichiarato colpevole dell'omicidio e, di conseguenza, i giudici non gli avevano concesso alcuna attenuante nel 2000, infliggendogli la condanna all'iniezione letale.

L'esecuzione della sentenza è stata però più volte rinviata a causa principalmente della difficoltà dello Stato dell'Oklahoma a reperire sul mercato i farmaci necessari a comporre il mix chimico utilizzato nelle stanze della morte. Le case farmaceutiche europee che producono il Pentotal, prodotto narcotizzante impiegato proprio nel mix letale, si erano infatti da tempo rifiutate di venderlo oltreoceano per manifestare la loro contrarietà alla pena di morte. Il dipartimento di giustizia dell'Oklahoma ha però riattivato di recente le esecuzioni dopo essere riuscito ad accaparrarsi dei farmaci in grado di sostituire i narcotici prima importati dall'estero.

Grant, insieme ad altri condannati, aveva ripetutamente denunciato in tribunale la mancanza di umanità della miscela di veleni autarchici ideata dalle autorità statali per giustiziare i detenuti, ma tutte le sue eccezioni sono state rigettate. Mercoledì è così arrivato il momento dell'esecuzione del 60enne, che ha sfidato le autorità presenti nella stanza della morte urlando più volte al suo boia l'esortazione "Sbrighiamoci" e insulti vari. Somministratogli il cocktail letale, l'afroamericano ha iniziato a essere preda di convulsioni, di spasimi e di vomito su tutta la faccia, per poi subire gli effetti del paralizzante e infine quelli del cloruro di potassio, che gli ha fermato il cuore.

Il fatto che Grant sia andato incontro a una morte lenta e dolorosa ha spinto molti commentatori e attivisti anti-pena capitale a parlare di vera e propria "tortura" inflitta dalle autorità statali a quell'essere umano.

L'ultimo analogo supplizio si era verificato in Oklahom nell'aprile del 2014, quando il condannato Clayton Lockett aveva sofferto per 43 minuti sul lettino della morte al quale era legato, durante la somministrazione del medicinale che avrebbe dovuto fargli perdere conoscenza.

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