Cronache

Vaticano, storico sì alla contraccezione: "A volte è un dovere"

Aria di svolta in Vaticano sulla contraccezione: il teologo Chiodi ha affermato che "non può essere rifiutata a priori". Critiche dai tradizionalisti

Vaticano, storico sì alla contraccezione: "A volte è un dovere"

"Ci sono circostanze, mi riferisco ad Amoris laetitia capitolo VIII, che proprio per responsabilità richiedono la contraccezione". A parlare è don Maurizio Chodi, teologo e membro ordinario della Pontificia accademia della vita.

In Vaticano, insomma, sembra essere l'arrivata l'ora della svolta sul tema. La Pontificia accademia della vita è stata recentemente riorgannizata: un intervento rifondativo che per i tradizionalisti ha aperto le porte alla teologia modernista. E Chiodi, in effetti, sembra confermare la volontà di sostenere alcune discusse aperture dottrinali: "La tecnica - ha detto il teologo, che è intervenuto all'Università Gregoriana di Roma lo scorso 14 dicembre - in determinate circostanze, può consentire di custodire la qualità responsabile dell’atto coniugale, anche nella decisione di non generare quando sussistano motivi plausibili per evitare il concepimento di un figlio". E ancora: "La tecnica, mi pare, non può essere rifiutata a priori quando è in gioco la nascita di un figlio, perché anche la tecnica è una forma dell’agire e quindi richiede un discernimento sulla base di criteri morali irriducibili però a una interpretazione materiale della norma". La contraccezione, insomma, come mezzo necessario in determinati casi e non come uno strumento artificiale da condannare aprioristicamente.

I tradizionalisti, però, non ci stanno: "I commenti del professore italiano arrivano quando la Chiesa celebra quest’anno il 50° anniversario dell’enciclica Humanae vitae di Papa Paolo VI, che ha riaffermato il divieto della Chiesa sulla contraccezione. Nella sua enciclica, Paolo VI definiva la contraccezione artificiale "intrinsecamente sbagliata", approvava la pianificazione familiare naturale e confermava gli insegnamenti della Chiesa sull’amore coniugale e sulla paternità responsabile", hanno scritto alcuni critici dell'attuale situazione postconcliare in questo blog. E anche un articolo de La Nuova Bussola Quotidiana ha commentato negativamente le dichiarazioni del teologo moralista: "In fondo gli argomenti di Chiodi - ha scritto Lorenzo Bertocchi - come di altri assertori del nuovo paradigma di Amoris laetitia, non sono poi così nuovi. Sono gli stessi che venivano portati avanti da quei teologi che attaccavano Humanae vitae e Paolo VI negli anni Settanta. Niente di nuovo sotto il sole", ha chiosato.

Al centro della discussione, insomma, è finita nuovamente "Amoris Laetitia": l'esortazione apostolica di Papa Francesco, la stessa di cui si dibatte ormai da un anno e mezzo e che ha avuto, tra gli effetti, quello di sollevare le preoccupazioni di quattro cardinali che - come ormai ricorderanno i lettori - arrivarono a trascrivere queste loro perplessità all'interno dei famosi "dubia". A quell'atto, poi, era seguita una "Correzione filiale". Adesso, invece, sono stati tre vescovi kazaki a riaprire la questione attraverso una "Professione delle verità immutabili riguardo al matrimonio sacramentali". Il testo, sottoscritto anche dai vescovi italiani Viganò e Negri, dal cardinale Pujats e dal vescovo austriaco Laun, sostiene in qualche modo che lo scritto di Bergoglio arrivi a giustificare e ad ammettere la "piaga del divorzio". La citata esortazione apostolica, ora, viene tirata in ballo relativamente alla contraccezione.

In Vaticano, in definitiva, non si placa la polemica dottrinale.

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