Il processo Vatileaks 2 ricomincia e oggi la parola passa agli indagati. La pierre Francesca Immacolata Chaouqui e i due giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, rispettivamente autori dei libri ‘Via Crucis’ e ‘Avarizia’, indagati con l’accusa di divulgazione di documenti riservati, si sono recati in Vaticano per la nuova udienza del processo.
La Chaouqui, ex membro del Cosea (l’ente che si doveva occupare della riforma delle finanze Vaticane ndr) è entrata accompagnata da una donna e quattro guardie del corpo, che trasportavano due trolley e non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Secondo quanto riportato da Il Tempo la pierre sarebbe intenzionata a chiedere a Papa Francesco di dispensarla dall’obbligo di rispettare il segreto pontificio che la limita nel corso degli interrogatori. Per lei, che è incinta da sei mesi, fuori dal Vaticano, ci sarebbe un’ambulanza e per lei il Vaticano, avrebbe predisposto anche la presenza di un ecografo e di una sedia gestatoria, nel caso in cui dovesse partorire.
Chi, invece, si è fermato a parlare con i cronisti che lo attendevano è Fittipaldi che davanti ai colleghi si è difeso spiegando che questo “non è un processo per diffamazione ma solo per una fuga di notizie, pubblicare le quali è il lavoro dei giornalisti. Tutte le notizie sono vere, compresa quella sui fondi di Bertone". Fittipaldi ha, poi, aggiunto: "la grazia non siamo noi che possiamo chiederla, solo il Papa può dare la grazia". Il giornalista del Fatto Quotidiano su Facebook oggi si era lanciato in una disamina più articolata degli ultimi tre mesi, durante i quali il processo era stato interrotto a causa dell’apertura del Giubileo. Gianluigi Nuzzi, prima di entrare in Aula, ha lasciato su Twitter un semplice e inequivocabile messaggio: “Non è con i processi che si ferma l'informazione. #Viacrucis".
Il Tempo ricorda anche che tra i banchi degli imputati c’è monsignor Lucio Vallejo Balda, l’unico finora ad essere finito in carcere, esservi uscito e poi rientrato per aver cercato di inquinare le prove. A dicembre, infatti, il monsignore era passato ai domiciliari ma sembra che un suo amico, Mauro Iacoboni, gli abbia recapitato una torta che nascondeva un cellulare e una sim. Il monsignore lo avrebbe usato per parlare con Iacoboni che gli faceva da tramite con l’avvocato ma anche con persone disponibili a rilasciare, dietro pagamento, delle false testimonianze.
Testimonianze che avrebbero scagionato monsignor Balda e gli avrebbero permesso di ritornare in Spagna, in un convento dell’Opus Dei, probabilmente a Salamanca, sede universitaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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