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Vendetta dei social: "licenziano" Fioramonti

Vendetta dei social: "licenziano" Fioramonti

Qual è il colmo per qualcuno che ha sempre adorato il web? Finire sbertucciato a causa di vecchi post sui social. Non è una barzelletta ma quello che sta avvenendo a diverse figure apicali dei 5 stelle. Il caso più clamoroso, lanciato meritoriamente da questo giornale, riguarda il ministro Fioramonti.

Ma ci sarebbe pure quello dei post anticattolici e blasfemi di una senatrice (che però ha denunciato di non esserne l'autrice). L'impressione è che, scandagliando nel passato social di molti 5 stelle, o perlomeno di quelli che non hanno pensato di cancellare le tracce, avremmo numerose sorprese. Si stupirebbero soprattutto quelli che, a dieci anni esatti dalla nascita del movimento, si sono a lungo illusi che si trattasse di una creatura post ideologica, né di destra né di sinistra. Non è per nulla così. Se si va a indagare nel passato recente di molti dei loro dirigenti, si vedrà che essi vengono per lo più dalla sinistra, e da quella radicale, che negli anni del berlusconismo, avevano eretto il Cav a nemico assoluto, disprezzavano Prodi e Veltroni come traditori, esaltavano i centri sociali e sputavano sulla polizia. Cose tipo Carlo Giuliani eroe, per intenderci. Grillo e Casaleggio furono abilissimi nell'usare questi radicali rossi come manovalanza per il loro progetto politico, e furono bravissimi nel costruire un movimento-algoritmo in grado di convincere migliaia di italiani moderati e conservatori a votare per gente appena uscita dai centri sociali e costretti, dall'Intelletto Generale della Casaleggio associati, a parlare un linguaggio populista. Quando, dopo la morte del capo, la presa si è indebolita ed è venuta meno anche quella del figlio, lasciati quasi soli i 5 stelle hanno fatto uscire la loro vera natura: come si rese conto Salvini già durante la campagna per le Europee, trattato ogni giorno con disprezzo dai suoi allora alleati. Il Conte bis non fa quindi che riunire le membra sparse della sinistra, tanto da assomigliare per certi versi al secondo tragico governo Prodi del 2006. Proprio questo (brutto) ricordo ci rende pero più ottimisti: quando le sinistre si trovano tutte al governo, in genere finiscono per menarsi tra loro, per il primato a chi è più puro e perché hanno bisogno del potere come l'aria. Nonostante le enormi differenze, è probabile quindi che il nuovo Prodi, Conte, farà la fine del vecchio.

A una condizione: che l'opposizione moderata e conservatrice sia compatta come una testuggine.

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