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Verona, Tosi vieta (per finta) di frequentare i calabresi

Report accusa la città di infiltrazioni della 'ndrangheta. Il sindaco replica con una (finta) ordinanza

Verona, Tosi vieta (per finta) di frequentare i calabresi

Report accusa la città di Verona di avere rapporti con la 'ndrangheta e il sindaco Flavio Tosi che fa? Vieta ai suoi concittadini di frequentare i calabresi.

Stiamo parlando ovviamente di uno scherzo, di una finta ordinanza firmata dal primo cittadino di Verona come provocatoria risposta al programma condotto da Milena Gabanelli secondo cui "nella città vi sia il serio pericolo di corpose infiltrazioni della criminalità organizzata e in modo particolare della ’ndrangheta, che sarebbe fortemente radicata nel tessuto cittadino a tutti i livelli".

L’ordinanza "n.007Abcde" è contenuta in due pagine con il logo del Comune in cui si dice che a Verona ci sono centinaia di famiglie di emigranti, provenienti da tutto il Sud e anche dalla Calabria, "perfettamente integrati e considerati finora dallo scrivente persone oneste e laboriose". Ma, si aggiunge, "a seguito dell’informatissima e approfondita inchiesta televisiva, quelle famiglie possono celare soggetti criminosi o affiliati alla ’ndragheta". Per cui il sindaco ordina "il divieto di qualsiasi frequentazione con persone provenienti dalla Regione Calabria, compresi ministri della Repubblica e rappresentanti del Parlamento, senza preventiva consultazione del relativo certificato del Casellario Giudiziale"; il divieto di viaggi o spostamenti per motivi di lavoro o turismo in Calabria "senza preventiva autorizzazione del ministero degli Esteri o della Prefettura"; il divieto per gli uffici comunali e gli amministratori locali di intrattenere rapporti di lavoro con persone di origine calabrese, "anche tramite lettera, telefono, e-mail, al fine di evitare possibili sospetti di collusione, appaltopoli, direttopoli, assunzioni sospette".

Per non parlare di matrimoni con una persona nata, residente o domiciliata in Calabria o dei giocatori di origine calabrese "per evitare potenziali combine che possono favorire organizzazioni affiliate all’ndrangheta".

Infine c'è persino l'ordine per tutti i capifamiglia di origine calabrese di far pervenire agli appositi uffici, al fine del mantenimento della residenza, "il certificato del Casellario Giudiziale relativo a ciascun componente del nucleo familiare, nonché una lettera di referenza da parte di autorità del centro-nord oppure della trasmissione Report".

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