Veterinario sbaglia e paga "L’animale è come uno di famiglia"

Confermata la sentenza del 2016. Il cane era rimasto zoppo in seguito a un’operazione sbagliata

Veterinario sbaglia e paga "L’animale è come uno di famiglia"

Un veterinario è stato condannato a pagare per un’operazione sbagliata. Dovrà risarcire la padrona del cane, che è rimasto zoppo in seguito a un intervento chirurgico. Come raccontato da la Repubblica, la sentenza emanata ieri dalla Corte di Appello di Genova è chiara, un cane è come uno di famiglia e va tutelato allo stesso modo. Anzi, più è il tempo che ci lega a lui, più il suo valore cresce. Indipendentemente se il nostro amico peloso è stato acquistato in un allevamento o arriva da un canile. E’ stata infatti confermata ieri la sentenza del 2016 che aveva condannato un veterinario a rimborsare la padrona di una femmina di pastore tedesco, rimasta claudicante in seguito a un’operazione chirurgica errata.

Yuma, questo il nome della paziente, era stata scelta tra diversi cagnoloni nel 2011 presso un canile sardo. La sua padrona, residente a Zoagli, comune in provincia di Genova, si era innamorata della cucciolona e aveva deciso di adottarla. Quando si è però accorta che Yuma aveva dei problemi a deambulare, ha deciso di portarla da un veterinario per cercare di migliorare la situazione, magari attraverso un intervento in sala operatoria. Purtroppo però qualcosa è andato storto durante l’operazione e la cagnolina, anziché guarire, è peggiorata. A quel punto la signora ha deciso di denunciare lo studio veterinario che aveva avuto in cura il suo cane.

La tesi portata in tribunale dall’avvocato della difesa, Mariagrazia Rossi, civilista genovese che, da quanto riportato, ha da sempre avuto una particolare attenzione per la malasanità veterinaria, è stata alquanto particolare. L’avvocato ha infatti dichiarato che la salute di un cane si ripercuote anche sul benessere del padrone. In poche parole, se un cagnolino rimane claudicante a vita per colpa di un intervento andato male, anche la vita del suo padrone ne risente, peggiorando notevolmente. Che sia di razza o meno poco importa. Non è un oggetto ma un membro della famiglia a tutti gli effetti. Di tutt’altra opinione il legale della parte opposta, che avrebbe invece paragonato il cane a un oggetto con valore praticamente nullo, anche perché privo di Pedigree e non acquistato.

Per la gioia di tutti gli amanti degli animali, nel 2016 il Tribunale di Genova aveva condannato il veterinario a pagare sia l’intervento fatto, migliaia di euro, sia un risarcimento per il dolore arrecato, stimato in 4,500 euro. Inutile il ricorso alla Corte d’Appello che anzi ha rincarato la dose, sottolineando che, nonostante il valore iniziale possa essere inesistente, “cresce col tempo, in ragione del legame affettivo e relazionale che si instaura”.

Soddisfatto il legale Rossi che ha così commentato “E’ un altro passo in avanti verso il riconoscimento degli animali di compagnia come essere senzienti”. Giustizia è stata fatta per Yuma e la sua padrona.

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