Coronavirus

Virus, tutti in fila per fare il test ​​all'ospedale del 're dei tamponi'

A Padova opera Andrea Crisanti, l'ideatore del Modello Veneto sul "tamponamento di massa". Ma l'ospedale ora è sotto pressione

Virus, tutti in fila per fare il test ​​all'ospedale del 're dei tamponi'

Il professor Andrea Crisanti ormai è per tutti il "virologo dei tamponi a tappeto". Definizione che dà un'idea dell'approccio generale, anche se lui continua a ripetere che la definizione "a tappeto" non significa "a caso". Il Veneto sta facendo molti più test di tutte le altre regioni, è vero. Ma non procede senza una logica. Il tampone dovrebbe essere riservato a chi ha sintomi e a tutti i contatti che gli ruotano attorno. Si procede per cerchi concentrici per stanare quanti più posititvi asintomatici possibile ed interrompere la "catena di trasmissione". Ma è anche vero che in questi giorni sono molti i cittadini che, speranzosi di avere un referto sulla propria condizione, si mettono in fila per sottoporsi al test.

Spinti dalla fine del lockdown e del ritorno alla lavoro, molti cittadini ogni giorno si riversano davanti all'ospedale di Padova per sottoporsi volontariamente al test sul coronavirus. Secondo quanto racconta il Corriere, vengono da ogni provincia della Regione: Venezia, Vicenza, Treviso. L'obiettivo è avere la certezza di non essere positivi, anche per rassicurare il datore di lavoro o i colleghi.

Il problema è che il nosocomio padovano ora si trova sotto pressione e gli operatori dei laboratori si trovano a realizzare anche 300 test in media al giorno. "Non si può andare avanti così - dice al Corsera Annamaria Cattelan, la direttrice delle Malattie infettive - Ci sono tanti cittadini che vengono senza alcun motivo perché non hanno alcun fattore di rischio. Che senso ha fare il tampone in questi casi? Ce l’ha per chi ha sintomi, per chi ha avuto contatti con persone infette e naturalmente per i gruppi di volontari, protezione civile, croce verde, che sono categorie esposte. No, bisogna regolamentare la cosa". Anche perché è successo che in un'intera giornata di lavoro non si sia trovato alcun positivo. "Se si fa senza un vero motivo diventa un danno per la società dal punto di vista economico - dice Cattelan - C’è poi la spesa del personale, che peraltro arriva da un periodo di forte stress. Il nostro team è di 60 persone fra medici, infermieri e operatori sanitari di supporto che si turnano in giornata, aprendo le tende alle 7.30 del mattino e chiudendole alle 7 di sera".

A dire il vero anche Crisanti, padre della dottrina del tampone diffuso, è d'accordo su questo punto e propone di mettere a pagamento quello che oggi è gratuito per tutti.

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