Cronache

La vita in carcere di Marco Prato e Manuel Foffo

Prato racconta i suoi primi giorni in cella: "Sono venuto qui a leggere ho chiesto dei romanzi francesi e mi sono stupito del fatto che li avessero anche qui"

La vita in carcere di Marco Prato e Manuel Foffo

"Sono venuto qui a leggere – dice Marco Prato - ho chiesto dei romanzi francesi e mi sono stupito del fatto che li avessero anche qui". Il Messaggero racconta la vita in carcere dei due killer di Luca Varani. Con Prato, nella stanza, ci sono altre quattro persone. E così Prato prova a fare qualcosa: "Voglio rendermi utile, adesso – dice Prato, che mentre parla non si alza mai dalla sedia – Chiedo sempre di fare dei lavori in questo carcere. Mi sono anche offerto di pulire per terra". I detenuti gli hanno chiesto "perché sei qui?". E lui ha risposto senza indugiare: "Per l'omicidio di Luca Varani".

Tra una chicchiera e l'altra, fuma: "Mi serve per attutire i pensieri, ma non la coscienza". Poi inizia a piangere. Il tempo, però, è finito, le guardie penitenziarie fanno segno di andare. Foffo invece, è al primo piano, nella settima sezione, cella 14. Qui c'è la prima accoglienza, è qui che si trovano i detenuti arrivati da pochi giorni. Non quelli ritenuti a “rischio” e più bisognosi di tutele, come Prato. "Non sto male qui – esordisce, rispondendo al ragazzo che, poco prima, aveva incontrato Prato – Mi trattano tutti bene, non ho nessun problema". "Non ho freddo. Vedete? Mi copro molto bene, Gli altri carcerati che ho incontrato sono tranquilli", aggiunge. "Sto qui da domenica - ricorda- che devo fà". Infine racconta: "Mi hanno detto se volevo visitare anche gli altri reparti. Ma non ho mai voluto.

E poi mancavano le sigarette".

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