Bimba di 10 anni violentata da un pedofilo. Arrestato l’orco, un uomo di cinquant’anni, operaio, convivente della madre. Una storia orrenda accaduta, questa volta, a Nepi, in provincia di Viterbo e di cui omettiamo i particolari per non rendere riconoscibile la vittima. Tre mesi di indagini per i carabinieri del posto, avviate in seguito alla denuncia della madre della piccola. Venerdì scorso per l’uomo scatta l’arresto con le accuse pesantissime di abusi sessuali su minori, aggravati dal fatto che la vittima della violenza è più piccola di 14 anni. Soprattutto una storia molto delicata per i carabinieri e la Procura minorile che hanno dovuto trovare riscontri e prove inequivocabili per inchiodare il responsabile. Nasce tutto da strani discorsi della bambina e dal suo comportamento. Annamaria, chiamiamola così, secondo il racconto della madre da tempo era cambiata. Si comportava in maniera strana, faceva disegni cupi, la notte faticava ad addormentarsi. Soprattutto faceva brutti sogni. Incubi, secondo gli psicoterapeuti infantili, che hanno confermato i sospetti in una lunga relazione inoltrata al pm di Viterbo. Non solo.
Secondo i riscontri dei militari del nucleo operativo di Civita Castellana i fatti si sarebbero svolti in ambito familiare, nella casa in cui la bimba, la mamma e il compagno di questa vivevano. Il cinquantenne, dopo essersi conquistato la fiducia della bambina, approfittando dell’assenza della madre, sua compagna da qualche mese, ha abusato sessualmente di lei. L’uomo lavora come inserviente in un istituto. Ed è qui che il pedofilo, accusato di violenza su minore, è stato bloccato e arrestato. Una storia terribile, in parte circolata in paese da settimane e di cui gli abitanti di Nepi hanno avuto certezza proprio quando l’uomo è stato prelevato e ammanettato all’interno della struttura. In attesa dell’interrogatorio di garanzia l’uomo è stato portato al penitenziario di Mammagialla a Viterbo. Nel frattempo la bambina è stata ascoltata in un ambiente protetto. Saranno le sue dichiarazioni, rese davanti agli esperti dell’Istituto di neuropsichiatria infantile della Sapienza, a Roma, a costituire l’incidente probatorio da portare in aula nel caso, più che probabile, di rinvio a giudizio.
Una storia che in parte ricorda quella terribile accaduta a Simeone Nardacci, 8 anni di Ostia, violentato dal vicino di casa e da due dei suoi sette figli in una baracca all’interno della pineta di Castelfusano. Violentato e ucciso perché aveva provato, inutilmente, a ribellarsi ai suoi aguzzini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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