Un secolo fa sembrava fosse la rivoluzione sovietica a indicare la strada della felicità. Catastrofico errore. Oggi la direzione la mostra invece Donald Trump con quel tanto di brutalità che a noi piace perché manda in bestia le sinistre conformiste. Eppure è così semplice: la ricchezza e i posti di lavoro non li producono lo Stato, ma i privati. Se i privati non fabbricano abbastanza ricchezza, addio posti di lavoro. Dunque, bisogna proteggere il diritto di fare profitto, cioè di produrre ricchezza. Naturalmente vanno rispettate tutte le regole dettate da leggi, contratti, etica e salute. Ma i fatti che contano sono questi: se Trump abbatte le tasse, le industrie fioriscono, crescono salari e posti di lavoro. Se le imprese invece sono strangolate, se ne vanno. È così semplice da sembrare idiota. Ma c'è di più. La lezione americana produce un paradosso indigeribile per sinistre e grillini: è meglio tagliare le tasse a chi produce ricchezza che non a coloro che la consumano senza produrla, come invece ha fatto la sinistra italiana nutrendo la piovra e perdendo l'aggancio con la ripresa. I Cinque Stelle sono pronti a fare di peggio come vediamo dalle cronache romane. La piovra (burocrazia sindacale e mafiosità parassitaria) si lamenta pur godendo di ottima salute.
E il governo di sinistra si è fatto ricattare dalla piovra senza avere il fegato di proteggere la produzione. Ha scelto la politica del pesce in barile per non perdere voti. Alla resa dei conti avrà perso sia la faccia sia i voti.
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