Cronache

"Parliamo con tutti". Ora l'Onu apre ai talebani

Pur non utilizzando mai il termine "Talebani", la risoluzione Onu prende atto del cambiamento di regime nel Paese asiatico

"Parliamo con tutti". Ora l'Onu apre ai talebani

L'Onu ha di fatto stabilito, attraverso una risoluzione del Consiglio di sicurezza adottata giovedì, relazioni "formali e stabili" con i Talebani dell'Afghanistan. Anche se il documento in questione non costituisce un riconoscimento internazionale ufficiale del governo fondamentalista islamico, è comunque, a detta degli analisti, una presa d'atto, da parte del Palzzo di Vetro, del mutamento di regime e di status quo verificatisi nel Paese asiatico ad agosto.

La risoluzione in questione estende di un altro anno, ossia sino al 17 marzo 2023, la Missione di assistenza dell'ONU in Afghanistan (Unama), diretta a garantire la presenza delle Nazioni Unite e stabilità nell'Afghanistan dilaniato dalla guerra. Il documento, pur non utilizzando mai il termine "Talebani", prende atto che la presenza della missione di pace Onu nel Paese potrà produrre risultati concreti per gli afghani solamente se i rappresentanti dell'Organizzazione collaboreranno "con tutti gli attori in campo". Impiegando quest'ultima espressione, commentano gli analisti, il Consiglio di sicurezza legittima di fatto e implicitamente le autorità talebane, ancora ufficialmente non riconosciute a livello internazionale quali governanti del Paese.

Dopo l'approvazione della risoluzione da parte del Consiglio, l'ambasciatrice norvegese all'Onu, Mona Juul, ha quindi sì ribadito che il documento non equivale ad ammettere una rappresentanza diplomatica talebana all'ONU, ma, allo stesso tempo, ha ammesso che lo stesso, nel passare in rassegna la storia delle relazioni tra Onu e Afghanistan, tiene in debito conto la presa del potere a Kabul in agosto da parte dei fondamentalisti.

Il via libera al rinnovo della missione umanitaria Unama per un altro anno è stato approvato con il voto favorevole di 14 membri del Consiglio di sicurezza, con la sola astensione della Russia. Mosca aveva infatti ostacolato i lavori dell'organo Onu contestando più volte la bozza di risoluzione.

I diplomatici russi avevano motivato il loro "no" al rinnovo di Unama evidenziando che quest'ultima avrebbe dovuto ottenere a monte il "consenso delle autorità de facto" dell'Afghanistan, ossia dei Talebani, e, a detta di Mosca, le autorità fondamentaliste non erano state interpellate dal Palzzo di Vetro.

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