Tutti concentrati a pensare alle poltrone, a partire da quelle della Rai. Cioè pensare a loro. Ma qualcuno sta pensando al Paese? La domanda sorge spontanea alla luce dei nuovi dati economici, i primi dell'era del governo gialloverde. Sono di ieri, e non promettono niente di buono. La disoccupazione torna a salire, e se non fosse per l'incremento dei contratti a tempo determinato che il Parlamento sta per abolire proprio in queste ore, sarebbe andata ancora peggio. Contemporaneamente l'Istat ci dice che il Pil sta calando, cioè che l'economia sta frenando dopo il piccolo, timido e insufficiente risveglio dei mesi passati.
Già me lo sento Di Maio giustificarsi con il classico «è colpa di chi ci ha preceduto». Cioè di Renzi, che ovviamente scaricava i suoi insuccessi su Monti e Berlusconi e così via fino ad arrivare a Romolo e Remo. È la regola, nessuno si aspettava un miracolo, ma neppure una botta del genere. Alle colpe del passato si unisce evidentemente la sfiducia nel futuro nonostante i sondaggi sulle intenzioni di voto dicano ancora il contrario. Perché un conto sono il tifo e le simpatie (o antipatie) politiche o la generale approvazione del giro di vite imposto all'immigrazione, altro è mettere in salvo il portafogli e le aziende.
Questo governo si è appena insediato e già ci sta impoverendo. E il futuro, evidentemente, preoccupa ancora di più. Lo spread rimane a livelli di allarme, ieri l'altro un'asta dei titoli di Stato non ha centrato l'obiettivo. Le aziende sono preoccupate per l'imminente irrigidimento del mercato del lavoro e tirano i remi in barca. Gli investitori sono allibiti dagli annunci del governo sugli stop alle grandi opere, alla Tav e al gasdotto pugliese (e dalle conseguenti penali). E il caos che regna attorno alle trattative per rilanciare l'Ilva e l'Alitalia non aiuta di certo.
Non ho nulla contro i sovranisti. In tempi non sospetti questo Giornale ha fatto battaglie contro le continue ingerenze politiche ed economiche dell'Europa nei nostri affari. Ma attenzione, la storia è piena di sovrani stolti e incapaci che hanno rovinato il loro popolo.
L'uomo forte, l'uomo nuovo, lo si vede e lo si misura nei risultati, non nelle parole e tanto meno negli slogan. Penso che ci aspetti un autunno caldo, per l'economia e la politica più caldo di questo torrido inizio agosto.
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