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La zavorra infinita dell'assistenzialismo

Sul perché in Italia si stia assistendo a un aumento degli occupati è possibile avanzare varie ipotesi, ma appare chiaro che con il cambio della maggioranza di governo non è più così conveniente rimanere senza un impiego.

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Sul perché in Italia si stia assistendo a un aumento degli occupati è possibile avanzare varie ipotesi, ma appare chiaro che con il cambio della maggioranza di governo non è più così conveniente rimanere senza un impiego. L'aver cancellato gli aspetti più demagogici del reddito di cittadinanza sta iniziando a produrre risultati, perché se è meno facile ottenere le elargizioni pubbliche ognuno deve rimboccarsi le maniche, ingegnarsi, cercare un lavoro.

Purtroppo la ricerca dell'Istat non offre una rappresentazione regione per regione (e nemmeno per aree macro-regionali), ma è ragionevole attendersi che l'aumento delle assunzioni sia allora maggiore nel Mezzogiorno, dove era più alta non soltanto la disoccupazione, ma anche l'elargizione degli aiuti. Se fosse davvero così, saremmo di fronte all'avvio di un processo in grado di valorizzare territori e comunità che da troppo tempo sono ingabbiati entro logiche che spingono i giovani ad andarsene per costruirsi un futuro.

Un altro elemento da tenere in considerazione è che nel mondo imprenditoriale s'inizia ad avvertire una crescente fiducia, e si spera che sia fondata, nel fatto che si starebbe entrando in una fase di maggiore stabilità normativa. Durante la pandemia uno dei fattori che più aveva frenato le aziende dall'assumere in pianta stabile era la mancanza di un quadro di regole chiare e definite. Il succedersi quasi quotidiano di decreti per lo più arbitrari, che in tanti casi impedivano di lavorare, ha terribilmente danneggiato l'economia. In effetti, nessuno è disposto ad assumersi il rischio di prendere un dipendente a tempo indeterminato se non può neppure provare a immaginare quale sarà, almeno a grandi linee, l'insieme delle regole del gioco nell'arco dei mesi a venire.

Da un lato, insomma, troppo a lungo l'assistenzialismo di marca grillina ha spinto numerosi disoccupati a non darsi da fare e, d'altro lato, l'assenza di norme affidabili (poste a tutela della libera iniziativa, della proprietà privata e del rispetto dei contratti) ha frenato le aziende dall'accettare ulteriori rischi anche in presenza di opportunità di mercato.

La speranza, allora, è che la tendenza segnalata dai dati Istat continui a rafforzarsi nei prossimi mesi: anche perché, in termini assoluti, la nostra occupazione resta tra le più basse del mondo occidentale. C'è insomma ancora molta strada da percorrere, ma per far questo è necessario che si proceda a eliminare definitivamente ogni misura che incentiva la disoccupazione, che si consideri la tutela delle regole di mercato un bene prezioso da difendere e, di conseguenza, si faccia in modo che aprire una partita Iva non appaia più una scelta azzardata e, per certi aspetti, perfino masochista.

La costante diminuzione del numero delle imprese, in questo senso, rimane un problema assai serio e la politica dovrebbe interrogarsi su come si debba agire per invertire la tendenza.

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