Nelle scorse ore il premier Mario Draghi ha espresso soddisfazione per i risultati che arrivano dall'economia, i quali annunciano una ripresa superiore al previsto e perfino sopra il 5%. Tali progressi potranno però consolidarsi soltanto se si compiranno quelle scelte strutturali di cui c'è più bisogno. D'altra parte, l'economia sta sì recuperando, ma resta comunque ancora a livelli assai bassi rispetto al 2019 e anche alla fase precedente la crisi dei sub-prime.
La cosa non può sorprendere, dato che l'Italia subisce un prelievo tributario altissimo. Secondo la Cgia di Mestre, nel nostro Paese la pressione fiscale in rapporto al Pil è pari al 42,4%, mentre in Spagna e nel Regno Unito è del 35,2%, il che significa che con imposte analoghe a quelle britanniche o spagnole, ogni famiglia italiana risparmierebbe circa 5mila euro.
Tutti sanno, anche al governo, che una riforma che riduca il peso dello Stato sul sistema produttivo è più che mai urgente ed è anche chiaro a molti che per realizzare questo obiettivo è indispensabile ridurre le uscite: a partire da quelle più improduttive e ingiustificate.
Se si considera, ad esempio, il costo complessivo dei sostegni al reddito, una cosa è aiutare provvisoriamente chi ha perso il posto e altra cosa, invece, è tenere in piedi un meccanismo ridistributivo strutturale che, invece di stimolare ad uscire dal disagio, finisce per aggravare taluni problemi cronici di questa economia. In troppe situazioni, per giunta, la spesa pubblica è un fattore distorsivo delle logiche economiche perché impedisce lo sviluppo di un'imprenditoria davvero privata, moltiplica gli intrecci tra la politica e gli affari, ritarda quei processi di trasformazione e adattamento che sono invece indispensabili se si vuole crescere in modo convincente.
C'è allora la necessità di ridimensionare il peso del fisco sulla libera iniziativa, ma bisogna egualmente essere consapevoli che i necessari tagli alla spesa non sono di per sé negativi (anche se obbligheranno qualcuno ad allontanarsi un po' dalla greppia di Stato), dato che talune scelte in tal senso sono in grado di offrire uno stimolo importante alla voglia d'intraprendere e alla concorrenza.
In questi ultimi due anni tanti politici sono parsi convinti che l'economia potesse ripartire solo grazie ad aiuti ed investimenti di Stato. Oggi dobbiamo renderci conto che la ripresa si consoliderà quando il settore pubblico farà un passo indietro e gli oneri tributari saranno significativamente ridimensionati.
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