Politica

Cruise&Holmes, nozze pagane alle porte di Roma

La cerimonia si svolgerà nel castello Odescalchi, lo stesso dove Ramazzotti sposò la Hunziker

Cinzia Romani

Povero Papa. Dopo il danno dei comici, così a corto di idee divertenti da dover sbeffeggiare il numero due del mondo occidentale, per ottenere tre minuti di notorietà (negativa), la beffa di Scientology. Le nozze da star di Tom Cruise e Katie Holmes, infatti, non a caso si svolgeranno sabato 18 nel comune laziale di Bracciano, l’antica Arcenum cinta da mura e torri quattrocentesche e, adesso, stretta dai furgoni delle tivù internazionali, buttati alla meglio sotto i sei torrioni cilindrici del Castello Odescalchi, di proprietà della principessa Maria Pace. A un tiro di schioppo dall’Urbe, col Vaticano assillato dal viaggio in Turchia del Pontefice, è partito il conto alla rovescia del rilancio globalizzato d’una chiesa laica, fondata da Ron Hubbard oltre un trentennio fa e in perenne sete di prebende (quanto a questo, le stelle americane brillano per generosità). Sugli scudi per via di Tom, star planetaria che mise gli occhi addosso alla location da favola, quando venne a Roma per presentare l’ultima Mission impossible proprio nel palazzo di città della famiglia patrizia (in Piazza Santi Apostoli!), fornitrice di Papa Innocenzo XI (al secolo, Benedetto) e dell’arcivescovo di Ferrara, Carlo, Scientology contempla un rito nuziale. Che, comunque, prevede gli erigendi coniugi Cruise procedere all’altare, sulle note dell’ Ave Maria di Schubert, intonata da Andrea Bocelli, uno dei rari italiani invitati allo sposalizio, oltre a Roberta Armani, il cui team cura gli allestimenti e allo zio Giorgio, lo stilista che ha personalmente disegnato gli abiti di Katie e Tom. E se si pensa che gli asciugamani con le sigle ricamate dei due attori, in tinta con gli abiti, sono costati cinquemila euro, viene il capogiro. Meno male che la nipote di Gorgeous George, come gli americani modaioli chiamano Armani, ispirata dalla Finanziaria, ha ridotto i costi complessivi a un milione e mezzo di euro, fiori inclusi. Alle seimila candele, speziate al profumo di rosa e di caffè, dunque sulla vena di un’eccitazione romantica indotta dall’aromaterapia, così in voga negli Usa, ha provveduto er sor Francesco Bianchi, da Frosinone. C’è da illuminare a giorno il cupo maniero a pianta poligonale e l’imprenditore frusinate vuol stare tranquillo. «Si so’ preoccupato? E certo: nun è che Bracciano c’abbia tutti ’sti bar, ’sti ristoranti da potecce fa entrà tutta ’sta ggente», commenta un giovane barista sulla piazza centrale, da dove operatori, giornalisti, curiosi, agenti della sicurezza travestiti da turisti a ore sei, guardano in su, verso il castello eretto nel XV secolo da Napoleone Orsini. Intanto, mentre sembra di stare in un Paese sudamericano, col caldo che fa a mezzogiorno e la corruzione che, certo, non recede, il quarantaquattrenne papà di Suri, sei mesi di silenzio audio-video, gonfia i muscoli nella palestra con vista su Trinità dei Monti, all’hotel Hassler-Villa Medici. Per lui è il terzo matrimonio e le maniglie dell’amore, inesistenti ai tempi del matrimonio con Nicole Kidman, ora vanno contrastate.
Per avere la vista sul castello, invece, il Comune braccianese ha deliberato di chiedere la cifra di mille euro per i tre giorni della kermesse a chi volesse affittare le sue finestre: la Cnn se lo può permettere, e la Rai pure. Del resto, gli ospiti attesi dalla coppia famosa sono divi del calibro di George Clooney, in provenienza da Como, dov’è ormai stabilito, e di Victoria e David Beckham, quest’ultimo già con un piede a Hollywood e lo scarpino chiodato appeso al muro. E si spera che, dopo tutto questo rumore, la favola del castello non si tramuti in sortilegio, com’è avvenuto per le nozze, ugualmente clamorose, di Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker, finite in un divorzio. Hanno avuto più fortuna Ascanio Pacelli (pronipote dell’omonimo papa) e Katia Pedrotti, conosciutisi al «Grande Fratello» e convolati un paio d’anni fa, sempre al maniero Odescalchi, però nella cappella ricavata dall’ex-fienile, perché la chiesa era in restauro.
Sarà per l’invidia, sarà per la naturale propensione al pettegolezzo, ma l’aristocrazia capitolina più vicina al Cupolone, i Borghese in testa, al momento guarda con una punta d’ironia al matrimonio di Cruise, più per l’aura di stranezza neopagana che il rito hubbardiano comporta, che non per lo stile cafonal-chic di queste nozze miliardarie inscenate tra trionfi di rovine classiche con vista lago. Fosse stato per l’attore, al quale Ian Johnston ha dedicato una biografia (Sperling&Kupfer), pure il cielo sopra Bracciano toccava chiudere: lo spazio aereo no, ha detto il Prefetto. «Si nun era pe ’sto matrimonio, manco se sapeva ’ndove stava Bracciano: mò, ’o saprà tutt’er monno», commenta il cameriere della trattoria sotto al castello, dove si sono inventati il risotto «Katie e Tom», a base di tartufo.

Questo matrimonio, non foss’altro per il business, s’ha da fare.

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