Ci sono poche terre enologiche così peculiari come l’Etna, antica, primordiale, potente eppure modernissima, visto che la significativa evoluzione stilistica è avvenuta sostanzialmente negli ultimi trent’anni. A questo imporsi dei vini etnei nel panorama nazionale – più come “discorso” che come reale diffusione, visto che alla fine parliamo di un numero limitato di bottiglie – ha dato un contributo rilevante Silvia Maestrelli, “’a fimmina su la muntagna”, imprenditrice fiorentina che arrivò in Sicilia nel 2006 con il marito e socio Roberto Silva, sfidando le difficoltà di un territorio aspro e maschile, poco clemente con chi non lo rispetta. Nel 2007 nasce Tenuta di Fessina, azienda innovativa che anche oggi che Silvia non c’è più (è scomparsa nel gennaio del 2022) se non come incessante fonte di ispirazione, manifesta una visione enologica di assoluta limpidezza.
L’azienda è oggi condotta da Jacopo Maniaci, ceo e storico braccio destro della famiglia, e dall’enologo Benedetto Alessandro e ruota ancora attorno al vecchio vigneto di Nerello Mascalese acquistato nel 2007, nella tenuta di Rovittello, a 670 metri sul livello del mare, nel comune di Castiglione di Sicilia, che custodisce nel suo cuore un autentico gioiello: un antico palmento con l’antica “chianca”, il torchio per la pressatura delle vinacce. Le vigne, sette ettari in totale, sono racchiuse tra due antiche “sciare” semicircolari (ovvero le colate laviche del passato, che hanno ridisegnato nei millenni il territorio), che ne fanno una specie di clos alla francese. Molti dei vigneti sono antichi alberelli etnei di età variabile tra 70 e i 110 anni, con alta densità di impianto e conseguentemente una produzione scarsa e di alta qualità. Il terreno è ovviamente vulcanico ma anche sabbioso, ricco di pomici e di argille, con tante microcomponenti minerali che danno ai vini eleganza e ricchezza. A rendere il quadro ancora più complesso il clima di questo angolo di Sicilia, con inverni piuttosto rigidi e pronunciate escursioni termiche che vanno a tutto vantaggio degli aromi.
E veniamo ai vini. Anzi, al vino, perché in questo articolo voglio parlarvi in particolare di A’ Puddara, un Etna Doc Bianco che è un cru di Carricante da uve coltivate in vigne impiantate nel 1950 nella contrada di Manzuedda a Biancavilla, nel versante a Sud del vulcano, nel comune di Biancavilla, a 900 metri sul livello del mare, ciò che ne fa un vero vino di montagna. Il nome, A’ Puddara, ovvero la chioccia, è il nome che si dà alle Pleiadi, le stelle che d’estate si avvistano guardando dal mare la vetta dell’Etna. Il vino fermenta interamente in botte grande, come da consuetudine etnea, e fa dai sei agli otto mesi di contatto sui lieviti. Prodotto in 6mila bottiglie è un vino dal colore giallo pallido, dai profumi affumicati in modo esaltante, di grafite, di frutta esotica, di agrumi, di erbe aromatiche, dal sorso verticale, minerale, iodato, di grande intensità e lunghezza. Io lo considero da tempo uno dei grandi vini bianchi italiani, stilisticamente assai affini ai bianchi della Borgogna, al prezzo non agevole di circa 40 euro (ma li vale tutti).ù
Gli altri vini di Tenuta di Fessina sono quelli della linea Musmeci, dedicata alla precedente famiglia proprietaria dei vigneti, che comprende il Musmeci Rosso da Nerello Mascalese, il Musmeci Rosso Riserva Speciale di Roberto Silva (un vero prodigio, ancorché in
pochissime bottiglie e solo magnum), il Musmeci Bianco Contrada Caselle. Detto del Laeneo, un rosso da Nerello Cappuccio, c’è poi la linea Erse: Etna Rosso, Etna Rosso Contrada Moscamento 1911, Etna Bianco ed Etna Rosato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.