Il culto della Santa Muerte amata da narcos e banditi

Un mix di paganesimo, cristianesimo e riti africani. Ma i criminali la venerano perché "lei accetta tutti"

Il culto della Santa Muerte amata da narcos e banditi

Mexico City - Il quartiere è talmente malfamato e pericoloso che ha il nomignolo di «fabbrica di delinquenti», un mix esplosivo di contrabbandieri di organi, rapinatori e narcotrafficanti. Tutta questa feccia, però, ha una cosa in comune, oltre al denaro: il sacro culto per una vergine cadavere, la Nuestra Señora de la Santa Muerte.

A Tepito, nella zona centrale di Città del Messico è meglio nascondere gli obiettivi e tenere bassa e vigile la testa. Chi non è mai stato in queste vie che sembrano un suk arabo, un mercatino delle pulci, non è mai stato in Messico. Dicono così, i suoi abitanti orgogliosi, i Tepiteños. Qui è possibile acquistare di tutto, dalle armi ai panetti di marijuana e biglie di cocaina. La policia non ci pensa nemmeno a venire qui. Eppure siamo, in linea d'aria, a un chilometro da Zócalo, la Trastevere di Città del Messico. Ogni tanto arrivano gli agenti armati come in Afghanistan. E scoppia la guerriglia. Nell'ultimo scontro di fine marzo hanno sequestrato 400 chili di marijuana, 50 di cocaina e 600 di metanfetamina. Su 40mila abitanti del quartiere, la metà è già stata in carcere, il resto sono ex pregiudicati. Qui la resistenza e la Santa Muerte hanno origini antichissime. Cuauhtémoc, l'undicesimo e ultimo re azteco, si trincerò su queste terre per tre mesi, resistendo all'assedio delle truppe spagnole di Hernán Cortés. Rimane calle Tenochtitlán a ricordare l'epica battaglia. Pietre contro moschetti.

Da venticinque anni Tepito è la Piazza San Pietro del culto della Santa Muerte. Il primo martedì di ogni mese, alle sette del pomeriggio, migliaia di persone si riuniscono verso la fine di calle Alferería. Sono operai, minatori, panettieri, contadini. Gente umile che arriva da diversi angoli di Città del Messico per onorarla. È una fila infinita che entra ed esce da un tempio invisibile fatto da una strada e un altare. I fedeli arrivano all'altare della Madonna della Morte, s'inginocchiano ai piedi della statua scheletro in marmo, pregano, supplicano, piangono e se ne vanno lasciando un'offerta: fiori freschi, candele, dollari, tequila, frutti, caramelle e sigarette su un muro ex voto.

Il suo culto ha una brutta fama perché lo si associa al mondo della malavita. E i criminali la venerano perché lei «non giudica nessuno». La pregano per la guarigione di qualcuno o per chiederle protezione durante una rapina. Per Homero Aridjis, studioso del fenomeno, il culto è un sincretismo europeo giunto in Messico con i conquistadores: è la tradizione cristiana che si è mescolata al culto della morte precolombiano, la dea azteca Mictecacihuatl, signora dell'oltretomba e della rinascita con influenze yoruba, la religione degli schiavi africani. La Muerte è vestita nello stile delle donne dell'Europa medievale, come le statue delle sante della religione cattolica. La leggenda dice che la Madonna della Morte apparve nel 1960 a un contadino di Veracruz. Chiese di diffonderne il culto in cambio di protezione ai fedeli. Un culto popolare, senza un clero, ma che conta su 15 milioni di adepti in America Latina.

Una particolarità sono i colori degli abiti. Il verde propizia il lavoro, il giallo è ricchezza, il rosso l'amore. La Santissima è rappresentata in due modi: con la bilancia, la falce e il globo in mano, nella foto classica, o con la clessidra e la marionetta, immagine simbolica di chi governa la vita. La Señora non fa distinzioni, è venerata da buoni e cattivi. È favorevole all'aborto, consiglia l'utilizzo del preservativo e non rifiuta nella sua chiesa travestiti e transessuali, tanto che molte associazioni Lgbt la pregano per essere protette da omofobia e intolleranza.

Quando a Tepito arriva il momento della sfilata, centinaia di persone con braccia, petti e gambe tatuati, teste rasate, cicatrici, medaglie d'oro al collo col teschio, denti dorati e baffetti, trasportano lo scheletro della vergine deceduta che indossa un vestito da sposa dai colori forti e accesi. Dal blu al viola, all'arancione al rosso. Come fosse la famosa Vergine di Guadalupe a Pasqua, la Santa Muerte sfila in un mare di migliaia di devoti che urlano, cantano, piangono, liberi di esercitare un culto che Chiesa e Stato rifiutano, bollandolo come pagano.

Durante la cerimonia, alcuni dei partecipanti spruzzano nell'aria profumi (quelli contraffatti e invenduti). Aiuta a diffondere «buone vibrazioni», «ad aprire la strada». Ci sono sciamani improvvisati, portantini, venditori di burrito e birra. Ci sono giovani membri tatuati che appartengono a bande di strada, tutti hanno avuto a che fare con la giustizia, entrano ed escono di galera come se i penitenziari avessero le porte girevoli. Si fermano e abbassano la testa davanti alla Santa. «Le dobbiamo rispetto», dicono, alcuni piangendo. Poi inizia l'attesissima messa. La Queta, 62 anni, madre di 11 figli, nonna di 58 nipoti e 28 pronipoti, nel 1989 ha creato in calle Alferería il primo altare della Santa Muerte. Ora ce ne sono circa 1.500 in tutta la capitale, soprattutto nei quartieri di Iztapalapa e Itztacalco.

Dona Queta urla una filastrocca intraducibile per zittire tutti e dare la parola all'officiante. Lui chiede a Dio il permesso «d'invocare la Morte Benedetta, la nostra bambina bianca che toglie ogni invidia e scaccia gli spiriti malvagi». E non si dimenticano «i fratelli che sono in carcere». E sono tanti.

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