Pillole reali

Il complotto contro la Regina, i tradimenti e il tampax: tutti contro The Crown 5

Gli autori della quinta stagione di "The Crown" sono stati accusati di mescolare con troppa disinvoltura realtà e fantasia, rievocando eventi forse troppo vicini a noi, sia dal punto di vista cronologico sia umano, senza la dovuta imparzialità

Il complotto contro la Regina, i tradimenti e il tampax: tutti contro The Crown 5

Il prossimo 9 novembre sarà disponibile la quinta, controversa stagione di “The Crown”, già demolita dalle critiche. La serie non è un documentario, è stato appurato, ma forse è il caso di domandarsi se esistano dei confini, di buongusto e di buonsenso, alla libertà artistica. Se in nome del successo sia corretto, da un punto di vista morale e umano, alterare fino a confondere, più o meno deliberatamente e senza fornire chiarimenti, la realtà storica e la finzione.

Il complotto ai danni di Elisabetta II

Quando era ancora l’erede al trono d’Inghilterra re Carlo III, per accelerare i tempi della sua futura incoronazione, avrebbe organizzato un intrigo per far abdicare la regina Elisabetta. Del complotto sarebbe stato informato l’allora premier John Major. Questa è una delle storie raccontate nella quinta stagione di “The Crown”. Quella che sta sollevando più polemiche, poiché insinua una illecita lotta di potere tra le mura di Buckingham Palace. Persino John Major, attraverso un suo portavoce, si è scomodato per commentare la ricostruzione: “…Nient’altro che dannosa e malevola finzione. Un cumulo di sciocchezze spacciate per garantire il massimo e interamente falso, impatto drammatico… una possibile abdicazione della regina Elisabetta...argomento, improbabile e inappropriato…”.

Il Tampongate

A Entertainment Weekly Dominc West, che interpreta Carlo nella quinta stagione di “The Crown”, ha dichiarato che nei nuovi episodi verrà rievocata anche la spiacevole vicenda del Tampongate. L’attore ha commentato: “Ricordo di aver pensato che era qualcosa di così sordido e profondamente imbarazzante. Ripensandoci e dovendo riportare sullo schermo l’evento, ciò di cui sei consapevole è che la colpa non era di questi…due amanti che stavano avendo una conversazione privata. Ciò che è davvero chiaro ora è quanto invadente e disgustosa sia stata l’attenzione mediatica nei confronti [della vicenda]...”. Nel 1989, durante una telefonata a Camilla, l’allora principe di Galles confessò, per gioco, di voler diventare il suo “Tampax”. La registrazione divenne pubblica nel 1993 e fu uno scandalo senza precedenti che fece tremare le mura di Buckingham Palace.

La morte di Lady Diana

“Il momento esatto dello schianto non sarà mostrato”, ha annunciato Netflix, chiarendo una volta per tutte che l’incidente della principessa del Galles, avvenuto nel tunnel dell’Alma il 31 agosto 1997, non sarà oggetto della narrazione nella quinta stagione. Una fonte ha spiegato i motivi di questa scelta: “Tornare a Parigi e girare gli ultimi giorni di Diana e le ore di un dramma era spiacevole. Alla fine alcuni membri della troupe hanno rifiutato le idee che erano state presentate. Lo show ha sempre provato a presentare una versione romanzesca della storia regale con tutta la sensibilità possibile…Man mano che si arrivava ai giorni nostri, diventava più difficile trovare quell’equilibrio. Con alcuni di quei momenti ancora freschi [nella memoria] e sconvolgenti era come se una linea fosse stata superata”.

“Crudele spazzatura”

La quinta stagione di “The Crown” farebbe anche intendere che tra il principe Filippo e la sua amica e confidente storica, Penelope Knatchbull ci sarebbe stata una relazione. Una scelta narrativa che gli esperti reali non hanno affatto condiviso. Dickie Arbiter, ex segretario alle comunicazioni della sovrana, ha dichiarato: “[La serie] arriva solo poche settimane dopo la sepoltura di Sua Maestà accanto al principe Filippo, ciò è molto sgradevole e, francamente, crudele spazzatura”.

L’affondo di Judi Dench

La grande attrice Judi Dench ha scritto una lettera al Times in cui esprime un punto di vista sinceramente condivisibile: “Più la serie si avvicina ai nostri tempi, più liberamente sembra voler offuscare i confini tra accuratezza storica e crudo sensazionalismo...Nessuno crede più di me nella libertà artistica, ma ciò non può passare inosservato...I creatori del programma hanno resistito a tutte le richieste di aggiungere un'avvertenza all’inizio di ogni episodio. Per Netflix è giunto il momento di riconsiderare ciò, per il bene di una famiglia e di una nazione da poco in lutto, in segno di rispetto verso una sovrana che ha servito il suo popolo così diligentemente per 70 anni e per preservare la propria reputazione agli occhi dei loro abbonati britannici”.

E finalmente arriva il disclaimer

Il People annuncia che Netflix avrebbe deciso di inserire la famosa avvertenza a “The Crown” su Youtube e sulla pagina dell’emittente: “Ispirato a eventi reali, questa drammatizzazione romanzata racconta la storia della regina Elisabetta II e degli eventi politici e personali che hanno plasmato il suo regno”. Non per essere pignoli, però questo disclaimer non chiarisce granché. Da una parte ci dice che la serie è una fiction, ma dall’altra sottolinea il fatto che racconti “gli eventi politici e personali” del regno di Elisabetta II. Ma in questo modo confonde le acque, giocando sull'ambiguità, perché non evidenzia affatto il limite tra ricostruzione storica e immaginazione degli autori.

“Eventi storici romanzati”…nel momento sbagliato

Netflix ha dichiarato: “The Crown è un dramma basato su eventi storici. La quinta serie è una drammatizzazione romanzata in cui si immagina cosa potrebbe essere successo dietro le porte del Palazzo…”. Però un’acuta biografa come Sally Bedell Smith ha fatto notare: “…Questo programma sta danneggiando sensibilmente la percezione della Storia e della royal family da parte delle persone”. Gli storici e gli esperti reali temono, a ragione, che questa confusione tra Storia e invenzione artistica possa risvegliare antichi rancori (pensiamo al triangolo amoroso tra il re, Camilla e Diana), macchiando la reputazione di Carlo III, che ha appena iniziato a regnare e, per giunta, in un momento disastroso dal punto di vista economico, politico e sociale (e non solo per il Regno Unito). Gli spettatori non sono tenuti a conoscere le vicende accertate della royal family e questo, inevitabilmente, li pone davanti ai dilemmi: “Quanto c’è di vero in ciò che sto guardando? E se non c’è nulla di provato, che senso ha tutto questo?”.

“Uno show” sui drammi della royal family?

Il creatore di “The Crown”, Peter Morgan, ha dichiarato a Variety: “Penso che dobbiamo accettare il fatto che gli anni Novanta siano stati un momento difficile per la royal family e re Carlo quasi certamente conserverà ricordi dolorosi di quel periodo. Ma ciò non significa…che la Storia sarà cattiva con lui o la monarchia. Lo show certamente non lo è…”. Per la verità quest’ultimo punto è da valutare, dal momento che nella quinta stagione il re viene descritto come un cospiratore che mira a detronizzare la madre. Inoltre la Storia non dovrebbe esprimere giudizi se non ci sono elementi certi su cui basarsi, o se questi vengono diluiti in narrazioni giudicate sensazionalistiche.

Su una cosa Morgan ha ragione: “The Crown” è uno “show”, solo che lo spettacolo sono, almeno in questa stagione, le ferite ancora aperte di una famiglia.

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