Tupperware, Special K e banana: ecco cosa mangiava davvero la regina Elisabetta

L’ex chef della regina Elisabetta ha rivelato alcune delle abitudini più curiose della defunta sovrana a tavola

Tupperware, Special K e banana: ecco cosa mangiava davvero la regina Elisabetta

Cosa e come mangiano i Re e le Regine? Immaginiamo lunghe tavolate imbandite per decine di persone a ogni pasto, piatti ricercati, file di camerieri e cuochi pronti a preparare qualunque ricetta a ogni ora del giorno e della notte. Non si tratta solo di fantasie: la memoria storica ci riporta molte delle stranezze e dei vizi dei reali a tavola. Tuttavia tale opulenza non è una caratteristica delle famiglie reali. Al contrario. Uno degli esempi più celebri di normalità, perfino di frugalità per quel che concerne il cibo è stata la regina Elisabetta. La defunta monarca ha lasciato insegnamenti preziosi in tal senso, tramandati attraverso le generazioni della sua famiglia e a noi grazie alle rivelazioni del suo ex chef e degli insider anonimi. Potremmo addirittura dire che le sue regole ferree sull’alimentazione hanno fatto storia, sebbene non manchi qualche curiosa peculiarità che umanizza e rende simpaticamente imperfetta l’immagine di questa sovrana già tanto amata.

Cucinare per la Regina

Darren McGrady ha avuto il privilegio di osservare la royal family britannica da vicino per quindici anni, attraverso una delle abitudini più private e soggettive, che scaturiscono, in parte, anche dalla personalità di ognuno: quella relativa all’alimentazione. McGrady, ricorda Newsweek, ha iniziato a lavorare a Buckingham Palace nel 1982. Dal 1993 al 1997 è diventato lo chef personale di Lady Diana. Ha seguito la royal family britannica in tutti i suoi spostamenti al Castello di Windsor, a Sandringham per il Natale e a Balmoral per le vacanze estive. Molto di ciò che sappiamo sulle regole dei Windsor a tavola (e anche alcune indiscrezioni sulla loro vita) ci è stato rivelato proprio da lui. Lo scorso giugno, riporta il Mirror, McGrady è tornato a raccontare alcune curiosità riguardanti il rapporto della regna Elisabetta con il cibo, rievocando degli aneddoti davvero singolari.

Niente pasti fuori orario

La regina Elisabetta ha sempre avuto un’indole incline all’ordine, al rispetto delle norme e dei doveri, molto precisa, discreta, con una punta, forse, di perfezionismo. Tali caratteristiche si riflettevano anche in ciò che sceglieva di mangiare e nel modo in cui si alimentava. “L’orario dei pasti era fisso”, rammenta McGrady. “La colazione alle nove…il pranzo all’una, mentre la cena era servita alle 20:15, spostata alle 20:30 solo se era presente la Regina Madre…”. Elisabetta, inoltre, “era molto rigorosa e disciplinata. Contrariamente all’opinione comune non chiedeva mai cibo a orari insoliti. Aveva menu fissi e se voleva qualcosa tra i pasti c’era sempre frutta o cioccolato nelle stanze”. Con questo racconto lo chef ha sfatato il mito dei reali un po’ viziati, lontani dal mondo reale, che per capriccio esigono cibo agli orari più assurdi. Ma non è l’unica sorpresa.

La passione di Elisabetta per i Tupperware

Elisabetta consumava la colazione nella sua camera. I suoi gusti erano molto semplici, perfino ordinari, spiega McGrady: “Si serviva i cereali da un contenitore Tupperware, specialmente gli Special K, sebbene vi fossero venti cuochi disponibili per cucinare qualunque cosa”. Una digressione necessaria: sembra che Elisabetta avesse una vera e propria passione per i Tupperware, condivisa da Carlo III, dalla regina Camilla e perfino da William e Kate, ci dice il Mirror. A corte è ancora normale veder sbucare i celebri contenitori di plastica tra porcellane e pezzi d’argenteria dal valore inestimabile. Ciò non dovrebbe neppure stupirci più di tanto, perché sono proprio oggetti come questi a rappresentare le tracce di una vita vissuta, della quotidianità. Il Guardian definisce l’uso dei Tupperware uno dei modi di “essere alla mano” della sovrana. A tal proposito il giornale ricorda giustamente che la Regina non disdegnava neppure l’impiego della stufa elettrica a Buckingham Palace, nonostante la presenza di un impianto di riscaldamento adatto alle esigenze di un Palazzo reale. Si trattava, probabilmente, di una di quelle abitudini che miravano a ridurre gli sprechi e, in parte, sarebbero messe in pratica anche oggi da Carlo III.

La colazione del principe Filippo

Spesso, rivela McGrady, il principe consorte Filippo non faceva colazione con la moglie: “…Preferiva colazioni più audaci, come i rognoni in salsa piccante”. Anche meno leggere, potremmo aggiungere, pur senza dimenticare che"de gustibus non est disputandum”. L’Independent aggiunge che durante la colazione, Elisabetta aveva l’abitudine di dare un po’ di pane tostato e marmellata ai suoi corgi, che attendevano il cibo pazienti e composti sotto al tavolo. L’atmosfera informale, però, sarebbe stata solo apparente, un dettaglio superficiale. A ben guardare, infatti, per Elisabetta e Filippo anche la colazione era una sorta di rito con delle regole da seguire alla lettera. Come riportano l’Independent e il Guardian i camerieri del Palazzo erano tenuti a rispettare un rigido ordine per apparecchiare la tavola, quasi una specie di mappa in cui era indicato nei dettagli dove posizionare le posate, le tazze da tè, i piattini, le teiere, il miele e la marmellata. Sul tavolo doveva essere lasciato uno spazio per la radio a batteria del principe consorte e per i giornali: a tal proposito il Racing Post doveva sempre essere posizionato in cima alla pila.

Il caffè della Regina

Stando al Guardian ci sarebbe stata anche un’altra regola da seguire a colazione, che riguardava il caffè. Sua Maestà non si serviva da sola, come accadeva con i cereali. A quanto pare una cameriera aveva il compito di prendere la caffettiera fumante e riversarne il contenuto in una brocca d’argento. Poi un valletto portava il caffè su un vassoio “fino a venti metri da un paggio”, il quale andava a prendere questo vassoio e “lo portava per altri otto metri fino alla Regina nella sua sala da pranzo”. McGrady sottolinea il fatto che la colazione venisse servita nella “camera” della Regina, mentre la fonte del Guardian parla della “sala da pranzo”. In realtà non vi sarebbe alcuna incongruenza poiché, come spiegano altre fonti come il magazine Hello, la Regina aveva a disposizione una sala da pranzo privata, situata nell’appartamento reale.

“Cibo casalingo”

Nella quotidianità la sovrana non avrebbe mai chiesto al suo cuoco piatti elaborati o bizzarri: “Il cibo era spesso tradizionale e casalingo piuttosto che sontuoso”, dice ancora McGrady. “Non cucinavamo nulla di esageratamente stravagante. La Regina [era una persona] frugale, probabilmente perché era cresciuta in tempo di guerra”. Elisabetta sapeva cosa volesse dire razionare il cibo, non avere a disposizione tutto ciò che si desidera e non poterlo trovare da nessuna parte. Certo, la sua condizione era stata più favorevole di quella di altri bambini durante la guerra, ma la Regina conosceva lo stesso e molto bene le implicazioni delle privazioni, la paura, l’incertezza causate da un conflitto. McGrady prosegue: “Ingredienti come l’astice, il caviale e il foie gras erano riservati ai banchetti di Stato. In giorni normali [Elisabetta] era assolutamente felice con il cibo casalingo, così cucinavamo piatti come lo sformato di carne”.

Gusti diversi

Lo chef fa notare che, naturalmente, ogni membro della royal family ha gusti ben precisi. La Regina, per esempio, prediligeva “il cioccolato fondente anche oltre il 60%” e ciò che arrivava direttamente dalle sue tenute, come “le pernici o la cacciagione di Sandringham, il fagiano di Balmoral". Detestava, invece, “l’aglio e le cipolle”, poiché li considerava cibi “antisociali” per ovvi motivi. Tuttavia, puntualizza McGrady, “non c’erano cibi vietati”. Infatti “il principe Filippo amava l’aglio e lo voleva [nelle ricette] per le sue cene”. Carlo III, invece, avrebbe “introdotto il cibo biologico nelle cucine reali molto prima che diventasse comune”. L’attuale sovrano, poi, ama le ricette fatte con frutta e verdura proveniente da Sandringham e “gli piaceva cercare funghi selvatici che poi portava in cucina affinché li usassimo per preparare i pasti”.

“Altrimenti ti fermi a un McDonald”

A corte i gusti personali erano e sono rispettati, naturalmente, ma con dei limiti, spiega lo chef: “Durante i miei undici anni con la Regina non ho visto nemmeno un ospite vegetariano, né con preferenze per il cibo senza glutine, né intollerante al lattosio. Se ceni con la Regina, mangi ciò che mangia la Regina. Se non ti piace, ti fermi a un McDonald sulla via del ritorno”. Questa affermazione farà storcere il naso a qualcuno, potrebbe suonare un po' tranchant. Molto probabilmente, però, la verità sta nel mezzo, come spesso accade. Potremmo pensare la sovrana non amasse i capricci a tavola, ma di sicuro avrebbe mostrato comprensione e attenzione qualora un ospite avesse avuto esigenze particolari dovute a determinate condizioni di salute (pensiamo, per esempio, alla celiachia).

A proposito di McDonald…

Da ragazzi William e Harry avevano gusti molto diversi da quelli della nonna. Mangiavano “sformato di carne, pizza, nugget di pollo, patatine, spicchi di patate, pasta al formaggio”, dichiara McGrady, ricordando a tal proposito un aneddoto molto tenero e familiare: “Un giorno verso l’ora di pranzo la principessa [Diana] entrò e mi disse: ‘Cancella il pranzo per oggi. Porto [i bambini] fuori’. Chiesi: ‘Dove andate?’ e lei disse: ‘Da McDonald’. Io replicai: ‘Posso fare gli hamburger meglio di McDonald’ e lei rispose: ‘Lo so Darren, ma [i bambini] vogliono i giocattoli nell’Happy Meal’”. Che si trattasse di accontentare i piccoli William e Harry o di una questione di gusti, capitava non di rado che la regina Elisabetta si ritrovasse sola per i pasti.

Con forchetta e coltello

La Regina non toccava neppure la frutta con le mani. Aveva un metodo molto elegante per mangiarla, per la verità l’unico corretto secondo l’etichetta. McGrady, citato dall’Express, rivela che, per esempio, Elisabetta “tagliava via le estremità della banana, poi la tagliava per tutta la sua lunghezza, facendola a fettine sottili per mangiarla con una forchetta". Elisabetta non sbucciava la banana per poi mangiarla, come fa la maggior parte delle persone nel mondo perché, dichiara McGrady, non avrebbe voluto “somigliare a una scimmia”. Frase discutibile, quest’ultima. D’altra parte le regole del bon ton sono molto chiare in merito al modo di stare a tavola. Diciamo che il dibattito non si è mai chiuso. Al di là di tutto questo, comunque, non dobbiamo mai perdere di vista la differenza tra la teoria e la pratica, come pure la personalità di chi applica le regole. La regina Elisabetta aveva uno stile di vita ben scandito, abitudini, cose che amava e cose che detestava, come tutti noi.

Ciò non toglie, però, che avesse anche un carattere flessibile, adattabile, tollerante entro certi limiti. Un’indole aperta e paziente che le ha consentito non solo di restare sul trono per settant’anni, ma di essere ancora oggi, a tre anni dalla sua morte, uno dei membri più popolari della royal family britannica.

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