Donne straordinarie

"Una macchina capace di pensare": così Ada Lovelace immaginò il computer

Un secolo prima della nascita del computer, una gentildonna inglese immaginò una "macchina" straordinaria e scrisse il primo programma della storia. Il suo nome era Ada Lovelace

"Una macchina capace di pensare": così Ada Lovelace immaginò il computer

Appena un secolo prima dell’alba di quella che fu l'era del computer, quando le macchine pensanti più straordinarie venivano progettate dagli analisti militari di Bletchley Park per vincere la più grande delle guerre, una certa signorina Ada Lovelace immaginò una macchina moderna che poteva essere programmata come un computer multiuso. Un mezzo ipotetico e meccanico che non avrebbe solo potuto calcolare, ma addirittura “creare”, “tessendo schemi algebrici proprio come il telaio Jacquard è in grado di tessere fiori e foglie”. Era il 1843. E lei, considerata la madre dell'informatica moderna, aveva appena 27 anni.

Figlia del grande poeta Lord Byron e Annabella Milbanke - che il poeta chiama la “Medea matematica" - nacque a Londra nel 1815 e visse, secondo gli storici, un’infanzia traviata da una madre violenta e accusatrice. Pare che la donna non perdesse occasione di ricordarle che il padre la abbandonò proprio a causa della sua nascita. Generando in lei un profondo senso di colpa che invece non l'abbandonerà mai.

Fu quella stessa madre tuttavia, una riformatrice sociale che nutriva uno sconfinato interesse per la matematica, a seminare la curiosità in quella giovane donna che si era rifugiata nei libri per cercare le risposte a quesiti universali che fin dall’alba dei tempi rimangono insoluti: perché ad alcuni spetta la felicità e ad altri no?

Per quanto io possa comprendere bene, ciò che capisco può essere soltanto una frazione infinitesimale di tutto ciò che voglio comprendere”, asseriva la giovane Ada. La quale, essendo nata in una classe sociale agiata, aveva accesso a precettori e tutori che, oltre a insegnarle a padroneggiare materie complesse, la inserirono ad appena 17 anni - date le sue spiccate e precoci qualità intellettuali - nella società scientifica e letteraria britannica. Fu li che conobbe Mary Somerville, scienziata e scrittrice, che a sua volta le presenterà il matematico Charles Babbage. Questi fu il creatore di una grande calcolatrice meccanica d'ottone che catturò immediatamente l’immaginazione di quella ragazza che si era appassionata alla matematica, agli algoritmi, e alla loro applicazione nella vita terrena per tentare di trarre - almeno in parte - un senso nelle cose.

Ora leggo matematica ogni giorno e mi occupo di trigonometria e di preliminari alle equazioni cubiche e biquadratiche. Quindi vedete che il matrimonio non ha affatto sminuito il mio gusto per queste attività, né la mia determinazione a portarle avanti”, scriveva Ada alla sua vecchia amica quando tre anni dopo divenne contessa di Lovelace in seguito al suo matrimonio con William King. Da lui ebbe due figlie che allevò con affetto, impegno che non le impedì di proseguire una fitta corrispondenza e collaborazione con Mr. Babbage - il quale la definì "l'incantatrice dei numeri”.

L’inventore riferendosi a lei scrisse: “Ha lanciato il suo incantesimo magico intorno alla più astratta delle scienze e l'ha colto con una forza che pochi intelletti maschili avrebbero potuto esercitare sopra”. Non ci sarebbe bisogno di ricordare in questa sede, infatti, che Ada Lovelace visse una di quelle epoche in cui le donne non erano considerate alla stregua degli uomini in questioni di intelletto e non solo.

La spiegazione del mondo attraverso la matematica

Secondo la contessa Lovelace, la matematica ha sempre costituito “il linguaggio attraverso il quale solo possiamo esprimere adeguatamente i grandi fatti del mondo naturale”. Ma come calcolare tanta complessità in un tempo adatto a una singola esistenza? Fu questa brama forse a ispirarla nell’ideare i rudimenti di quella che sarebbe divenuta la moderna informatica. Immaginando macchine capaci di andare oltre al semplice calcolo dei numeri, ma di comprendere e riprodurre anche simboli attraverso i numeri, e creare musica o riprodurre qualsiasi immagine.

Secondo lo scrittore Walter Isaacson - che la inserisce tra i profili dei maggiori innovatori (e innovatrici) della storia - quell'intuizione sarebbe base fondamentale e primo passo ideale nell’intero concepimento dell'era digitale. Ossia l’idea che un qualsiasi “contenuto, dato o informazione” - compresa quindi la musica, i contenuti di testo, immagini, numeri, simboli, suoni, video - potessero essere "espressi in forma digitale" e potesse essere "manipolato" attraverso le macchine. Una prima, pionieristica e antesignana esplorazione della capacità di un computer che sarebbe stato realizzato - così come lo stiamo descrivendo - nei primi anni ’80. Qualcosa che superava anche, e di molto, le straordinarie macchine sviluppate dai matematici di guerra che si riunirono a Bletchley Park nel 1941. Considerate i primi computer della storia.

La madre dimenticata del computer moderno

Divenuta mente illustre e nota in tutta l’Inghilterra, e non meno in Europa, Ada Lovelace iniziò a definirsi un’“analista” più che una semplice matematica. E lavorando con il matematico Babbage giunse presto alla conclusione di poter creare qualcosa che avrebbe cambiato le sorti del mondo. Si riferiva a una “macchina capace di essere uno strumento programmabile, con una intelligenza simile a quella dell’uomo”.

Nella traduzione di un articolo accademico del matematico italiano Luigi Menabrea che svolse per conto di Babbage, Ada inserì una sezione - di quasi tre volte la lunghezza del documento - intitolata semplicemente “Note”. In esse descrisse il funzionamento di un computer, immaginandone non solo il potenziale, ma anche i suoi possibili utilizzi al servizio dell’uomo (sfiorò anche l’odierna problematica dell'Ai, l’Intelligenza artificiale, ndr). Il documento conteneva anche il primo programma della storia: un nuovo algoritmo per il calcolo dei numeri di Bernoulli, gettando così le basi per un futuro che stiamo vivendo - perché questo articolo, è redatto al computer. Purtroppo quello fu uno dei suoi ultimi lavori. Già ammalata da tempo, morirà nel 1852.

L'algoritmo di Lady Lovelace, riconosciuto come il primo programma informatico della storia, avrebbe ispirato Alan Turing, il celebre matematico che saprà trarne le nozioni necessarie a costruire il primo computer. Il contributo di Ada Lovelace rimase a lungo ignorato e sottovalutato dalla comunità scientifica che riscoprì la madre dell’informatica solo nella metà del XX secolo. Da allora, ogni 12 ottobre, il mondo rende omaggio ad Ada ricordando le donne che nel suo medesimo campo, hanno rivoluzionato il corso della storia con intuizioni tanto brillanti da accecare anche i posteri.

Diventando un esempio per tutte le donne che hanno dedicato o decideranno di dedicare la loro vita alla scienza e alla ricerca.

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