I l grande pubblico lo conosce come autore di canzoni per Lucio Dalla e per gli Stadio, ma Roberto Roversi - scomparso a Bologna a 89 anni - è stato un poeta e un intellettuale la cui opera ha lasciato il segno nella coscienza critica italiana. Personaggio originale, ha voluto che la notizia della sua morte fosse annunciata il giorno dopo (cioè ieri) e ha chiesto di evitare cerimonie pubbliche. Roversi se ne va sei mesi dopo Lucio Dalla, lasciando un'altra profonda ferita nel mondo culturale bolognese. Nel 1955 fu fondatore ed editore della rivista Officina con Pier Paolo Pasolini e Francesco Leonetti e nel 1961 del periodico Rendiconti, cui si stava lavorando per una nuova edizione. Ha scritto moltissimo: poesie naturalmente e poi romanzi, racconti, testi teatrali facendo - a metà anni '60 - una scelta rivoluzionaria e in linea con la sua eccentrica personalità. Decise di abbandonare i grandi editori e di pubblicare soltanto con piccole riviste autogestite o addirittura fogli fotocopiati e distribuiti personalmente. Per quasi sessant'anni Roversi ha gestito la libreria antiquaria Palmaverde (chiusa nel 2006), punto di riferimento per intellettuali e creativi.
Certo il suo nome divenne famoso e la sua fama fu amplificata dal successo delle canzoni scritte per Lucio Dalla come Nuvolari, Il coyote, Anidride solforosa (collaborò agli album Anidride solforosa, Il giorno aveva cinque teste e, sotto pseudonimo, a Automobili). Fortunato anche il sodalizio con gli Stadio per cui elaborò la fortunatissima Chiedi chi erano i Beatles. Roversi era così, colto e popolare al tempo stesso; non a caso per la sua morte si sono mobilitati sia il presidente Napolitano con un messaggio di cordoglio, sia Jovanotti che ha fatto immediatamente nascere su twitter il tag chiedichieraroversi che è già stato rilanciato da moltissimi giovani. Di sicuro sentiremo presto parlare del Roversi pop dato che Gaetano Curreri, leader degli Stadio, ha dichiarato: «Conservo alcuni testi di Roberto a cui stavamo lavorando per il futuro. Ci sentivamo spesso».
La passione per la musica cantautorale proseguiva dunque, accanto a quella culturale e civile, visto che di recente aveva scritto il manifesto di Ad alta voce, rassegna che invita a leggere in piazza i grandi della cultura, e che negli ultimi due anni aveva editato, in pochi esemplari fuori commercio, il poema L'Italia sepolta sotto la neve.
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