Dalla battaglia al romanzo La letteratura dei marines

Biografie, saggi, e thriller. Sono moltissimi ormai i membri delle forze speciali che deposto il fucile impugnano la penna. La parte del leone spetta ai Seals, i nuovi eroi indiscussi. A causa di Bin Laden

Dalla battaglia al romanzo La letteratura dei marines

Una volta gli eroi da romanzo o da biografia con l'elmetto erano quasi sempre spie. E spesso i virtuosi del genere proprio dai servizi segreti erano passati. Basti pensare a Ian Fleming o John le Carré, così bravi a raccontare di agenti proprio per essere transitati il primo dal servizio segreto della marina dal britannica e il secondo dal Secret Intelligence Service. Oppure piacevano i saggi scritti da qualche ufficiale pieno di stellette, come il manuale del generale David Petraeus. Invece oggi a farla da padrone non sono più gli 007, i quali sempre più spesso lavorano in ufficio e studiano la situazione operativa guardando le immagini riprese da un drone. A partire dagli Usa, a spopolare sono le autobiografie dei membri dei reparti speciali, Navy Seals in testa. Del resto sono stati proprio i Seals a uccidere Osama Bin Laden dopo che l'invasione dell'Afghanistan non era riuscita.

L'ex Seal che si firma Mark Owen e che ora torna nelle librerie italiane con No Hero. Storia di un Navy Seal (Mondadori, pagg. 213, euro 18) è diventato una star con il suo No Easy Day . Così come ha fatto molto discutere il libro, super critico contro il corpo dei marine, firmato con lo pseudonimo di David Tell e intitolato nell'edizione italiana Io sono un'arma. Memorie di un marine (Longanesi, pagg. 614, euro 19,90).

I due autori per certi versi sono agli estremi. Mark Owen - che in No Easy Day ha raccontato proprio l'incursione del Seal Team Six in cui ha trovato la morte il leader di Al Qaeda - dà dei corpi speciali una visione fortemente positiva. Non minimizza brutalità e rischi, ma è soddisfatto della sua vita trascorsa al limite. In No Hero , a esempio, l'addestramento è raccontato con dovizia di particolari e accompagnato da fotografie (pur se con i volti degli operatori cancellati). Lo stesso vale per le operazioni reali. Alla fine, anche se Owen dopo quattordici anni si sentiva «cotto, stanco, direi sfinito» il suo giudizio su chi opera nelle forze speciali è chiaro: «gli uomini con i quali ho servito il mio Paese mi hanno fatto diventare migliore». Anzi è convintissimo che i metodi di lavoro dei team di specialisti militari «si possono applicare ad un pubblico ben più vasto». Insomma una specie di «l'arte della guerra dei Seals applicata alla vita di tutti i giorni».

Anche così non sono mancate contestazioni ai volumi e all'autore. No Easy Day ha suscitato polemiche da parte di alcuni ufficiali del Pentagono, come l'addetto stampa del Dipartimento della Difesa George Little, in quanto sostenevano che il libro contenesse informazioni riservate. Fatto negato da Owen, il quale assicura di non aver rivelato dati sensibili (sulla cosa un po' ci gioca, inserendo nei suoi libri pagine con testo «sbianchettato» che dovrebbero dare al lettore la sensazione di leggere un rapporto secretato). Altre contestazioni sono nate dal fatto che la sua versione della morte di Osama differisce da quella di un altro Seal diventato famoso raccontando la stessa operazione, Robert O'Neill.

Ben diversa la narrazione di David Tell che racconta l'addestramento dei marines come un continuo incubo di violenza. Passati i primi quattro mesi nel corpo, ogni possibilità di riadattarsi alla vita civile diventa scarsa: «È come aver passato mesi su un altro pianeta». Da lì Tell ha percorso tutto il cammino che l'ha portato alla Fleet Antiterrorism Security Team Company, con impieghi operativi in missioni in cui si spara per uccidere. Ne è uscito dopo quattro anni: «Ho 22 anni e mi sento vecchissimo. Esaurito e logorato. Ho quasi dimenticato come si sorride. Non ricordo l'ultima volta che l'ho fatto. Sono insensibile, raramente ormai provo emozioni».

Ma questa è solo la punta dell'iceberg. Negli Usa vanno forte i romanzi di un altro Seal, Don Mann, da poco approdati in Italia, il primo a esser stato tradotto è Caccia al lupo (editore Tre60, pagg. 302, euro 13,90). Mann ha polemizzato con Owen per le sue narrazioni troppo aderenti alla realtà - «Io racconto cose realistiche e figlie della mia esperienza ma non vere o almeno non riconoscibili» -, non è un genio della narrativa, ma porta il lettore al centro della scena di guerra. Letterato vero è invece Kevin Powers. In Yellow Birds (da noi pubblicato l'anno scorso da Einaudi) ha rielaborato la propria esperienza di mitragliere in Iraq nel 2004-2005. È infine diventato un classico di nicchia, tornando a nuova vita, il saggio del '95 di William H.

McRaven, vice ammiraglio che ha coordinato quasi tutte le ultime operazioni dei Seals: Spec Ops: Case Studies in Special Operations Warfare: Theory and Practice . Insomma, la spia va in soffitta e le forze speciali trionfano.

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