Bordate e colpi bassi. Gli scrittori si schierano nella guerra dei libri

La battaglia sul prezzo degli e-book tra il "negozio web" e l'editore francese diventa una resa dei conti. In ogni senso

Bordate e colpi bassi. Gli scrittori si schierano nella guerra dei libri

Botte da orbi. Il duello fra Amazon, il colosso delle vendite on line, e l'editore Hachette ieri ha avuto l'ennesimo round, diventando una guerra senza esclusione di colpi. In mattinata è apparsa in Rete una lettera in cui l'Amazon Books Team mena fendenti a Hachette. Pare sia stata spedita a ogni scrittore che abbia scelto di auto-pubblicare il proprio e-book servendosi della piattaforma di Amazon. Poche ore dopo, ecco rispuntare in Rete la pagina, firmata da 900 scrittori, più o meno famosi, contro l'azienda di Jeff Bezos. Oggi la stampa, a pagamento, il New York Times .

LA CONTESA La disputa va avanti da mesi. In breve. Amazon vuole rinegoziare il contratto sulla vendita degli e-book di Hachette: chiede una quota maggiore di profitto ma anche di abbassare i prezzi. Hachette non cede a quella che giudica una indebita intromissione nelle proprie strategie. In palio, secondo gli esperti, c'è più che il rinnovo di accordi commerciali. La filosofia di Amazon conduce a un mondo in cui chiunque può pubblicare, i libri costano meno, l'assortimento è infinito. In questo panorama, alla fine, potrebbe non essere necessario l'editore, il mediatore tra chi scrive e chi legge. E questo, a molti, fa accapponare la pelle.

GLI SCRITTORI FAMOSI La lettera dei «900», stesa inizialmente da Douglas Preston, entra in modo marginale nella vera questione. Gli scrittori «famosi» accusano Amazon di aver boicottato i libri Hachette per forzare la trattativa, a esempio rifiutando le prenotazioni, escludendoli dagli sconti, prevedendo tempi di consegna troppo lunghi. «Non si è mai visto un libraio - si legge nel documento - che boicotta i libri» presi «in ostaggio». Inoltre, gli scrittori danneggiati «hanno fatto guadagnare milioni di dollari» ad Amazon: perché ora vengono maltrattati? Quindi chiedono ai lettori di scrivere a Jeff Bezos, capo di Amazon, affinché deponga le armi. Segue e-mail di Bezos. In calce i nomi di Donna Tartt, Stephen King, Suzanne Collins, John Grisham, Scott Turow e un'altra tonnellata di pesi massimi.

LA REPLICA Il documento pro Amazon circolato ieri è duro. La vecchia editoria, di cui Hachette sarebbe esponente, vive nel millennio passato e teme l'innovazione al punto di affondare il mercato dell'e-book per non correre il rischio di celebrare il funerale del business tradizionale dei libri di carta. E qui arriva la bomba: Hachette avrebbe tentato di fare cartello con altri editori al fine di tenere alto il prezzo degli e-book. Ma una novità a 14,99 dollari, in digitale, è un furto: non ci sono costi industriali che giustifichino una somma simile. Molti ieri hanno notato una citazione fuori contesto da George Orwell, e si sono chiesti se il documento, che nella sostanza riflette senza dubbio il Bezos-pensiero, sia autentico (Amazon per ora non ha rilasciato alcun commento). Nel passo sotto osservazione, Orwell sembra stigmatizzare la nascita dei tascabili. In realtà, il paragrafo, letto nella sua interezza, ne tesse piuttosto l'elogio. Il documento ricorda poi le tre proposte avanzate da Amazon per tirare fuori dalla mischia gli scrittori durante le trattative, tutte respinte da Hachette. Gran finale: l'invito a scrivere al Ceo di Hachette, per lamentarsi del prezzo degli e-book. Segue mail personale di Michael Pietsch.

GLI ALTRI SCRITTORI Molto pubblicizzato l'appello dei «900». Molto meno la petizione «Stop Fighting Low Prices» (Basta combattere i prezzi bassi), 7600 firmatari tra i quali c'è, a esempio, Hugh Howley, autore di Wool (in Italia pubblicato da Fabbri), partito dal self-publishing e approdato all'editoria tradizionale con enorme successo. Gli scrittori indipendenti si schierano contro «l'oligarchia delle grandi case editrici»: Amazon paga i suoi autori «sei volte» quello che pagano gli altri, oltre a garantire una «libertà senza precedenti» ad autori e lettori.

Le grandi firme si lascerebbero quindi usare come «arma di ricatto emozionale» e lotterebbero inconsapevolmente dalla parte sbagliata: quella che vuole limitare, o almeno controllare, l'accesso alla scrittura e alla lettura.

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