Cultura e Spettacoli

Il "buco" nell'anima di Pantani

Per gentile concessione dell'editore Gribaudo pubblichiamo un estratto del libro di Manuela Ronchi Le relazioni non sono pericolose - L'importanza dell'incontro all'epoca dei social

Il "buco" nell'anima di Pantani

Per gentile concessione dell'editore Gribaudo pubblichiamo un estratto del libro di Manuela Ronchi Le relazioni non sono pericolose - L'importanza dell'incontro all'epoca dei social. Scritto a quattro mani con la giornalista Simona Recanatini, la manager racconta la sua carriera tra ricordi, aneddoti, consigli e strategie. Da Gerry Scotti a Max Biaggi, da Marco Pantani a Piermario Motta, un manuale pensato per chi vuole “fare pubbliche relazioni”, lavorare nel mondo della comunicazione o semplicemente capirlo meglio.

Il buco dell'anima

Io e Marco ci siamo rivisti alcuni mesi dopo la nascita di Filippo. Mi chiamò per dirmi che aveva discusso con l’amico con il quale conviveva: non voleva più stare in casa con lui e nemmeno tornare dai suoi genitori. Mio marito andò a prenderlo a Forlì e Marco si trasferì da noi. Marco si faceva portare la droga a casa nostra, io e Paolo gliela facevamo puntualmente buttare via.

Abbiamo fatto di tutto per farlo disintossicare. Lo portai persino dal dottor Furio Ravera ad Appiano Gentile per provare a ricominciare da zero per l’ennesima volta. Marco ripeteva sempre: «Il mio problema non è la cocaina, dovete solo trovarmi chi mi ha tradito a Madonna di Campiglio». Quello era il suo chiodo fisso. Purtroppo però, sappiamo tutti che questa maledetta sostanza ti rende schiavo, ti mette in un angolo, ti fa sentire uno schifo. Marco raccontava che appena finito il suo effetto arrivava puntuale il rebound e l’unico desiderio che una persona sente è quello di tornare subito in quel limbo e in quel senso di onnipotenza che la cocaina, in modo effimero, regala:ecco perché quando si smette è un disastro. Succede che chi la utilizza in genere si isola, ha gli incubi, vede complotti ovunque, pensa che tutte le persone ce l’abbiano con lui. Questa sostanza stupefacente agisce come potente stimolante del sistema nervoso centrale, come vasocostrittore e come anestetico. Psicologicamente e fisicamente, la cocaina, ti uccide.

Marco aveva paura a stare da solo e la cocaina l’aveva reso ancora più solo.

Nello studio del dottor Ravera, sulla sua scrivania notammo un libro, Il buco dell’anima. Marco disse che lui ci era andato molto vicino al buco dell’anima. Il professore gli disse: «Pantani, non ci vada da solo perché poi non riesce più a tornare indietro». Marco ne rimase sconvolto e reagì dicendo al professore che lui non aveva bisogno di andare in clinica per smettere. Il suo unico problema era solo quello di scoprire chi l’aveva tradito a Madonna di Campiglio. Punto e basta. Tornando a casa in macchina, guardando fuori dal finestrino, non smise mai di piangere.

Manuela Ronchi

Le ultime foto di Marco Pantani

Nell’ultimo periodo della sua vita, Marco viveva a casa nostra a Milano: con noi c’era anche mio figlio Filippo, che aveva pochi mesi.

Un giorno Marco mi sgridò perché avevo alzato la voce con lui mentre avevo il bimbo in braccio. Filippo piangeva, Marco lo prese e con infinita dolcezza lo cullò per calmarlo. «Non si grida con i bambini in braccio» disse.

Le ultime due foto di Marco Pantani in vita ce le ho io e sono state scattate esattamente una settimana prima che morisse: in una Marco è ritratto a casa mia mentre sta dando il biberon a mio figlio e nell’altra sono sdraiati sul lettone a vedere la TV mano nella mano, ma in senso opposto. Sembra una metafora. Questi momenti e questi ricordi non me li porterà mai via nessuno: la gente può giudicare e dire quello che crede ma solo io e Marco “sappiamo”.

Esperienza in azione

Questo è un capitolo un po’ anomalo: ci deve insegnare che le relazioni vincono su tutto. La fortuna che ho avuto nel conoscere "quel" Pantani mi ha fatto scoprire il segreto del perché Marco Pantani è immortale.

Gli aneddoti che ho raccontato, alcuni per la prima volta, devono servire per far sapere a tutti cosa mi sono portata a casa da questa relazione: il coraggio e la coerenza.

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