Il coraggio di Rika nella cupa Roma tana delle belve

Roma, 2011: una turista giapponese pestata da due ragazzi che vogliono stuprarla. Con coraggio riesce a fuggire dopo una notte da incubo. Dalla cronaca nera al nuovo romanzo di Vattani che insegna a non arrendersi mai

Il coraggio di Rika nella cupa Roma tana delle belve

Un fatto di cronaca, uno come i tanti che quotidianamente affollano i dorsi dei quotidiani. Una storiaccia di dieci anni fa, ambientata a Roma. Una ragazzina giapponese, in Italia con la madre e la sorellina per ammirare le bellezze del nostro Paese, finisce nelle grinfie di due del Bangladesh, due violenti che con l'inganno la trascinano in un ristorante oltre l'ora di chiusura e cercano di violentarla brutalmente. La giovane turista reagisce, lotta, si batte fino all'ultimo, fino a superare i limiti che il fisico le impone. E, al culmine di una nottata violentissima, riesce a fuggire, a non abbandonare il proprio corpo nelle mani delle due bestie che avrebbero voluto abusare di lei. Scandagliando il web, di quella drammatica storia rimangono pochissime tracce. Dopo dieci anni, come per moltissimi altri crimini che ogni giorno infestano le nostre città, se ne era ormai persa la memoria. Mario Vattani, che, come ha recentemente raccontato in una intervista all'AdnKronos, nel 2011 era consigliere diplomatico del sindaco di Roma, non l'ha mai dimenticata. E così ha voluto ambientarci il suo ultimo romanzo, da poco pubblicato da Idrovolante Edizioni.

Rika, questo il titolo del lavoro di Vattani, che dopo le esperienze a Osaka e al Cairo è stato recentemente designato ambasciatore a Singapore, è un nome di fantasia. Il romanzo si apre e si chiude nel giro di pochi giorni. Quelli che precedono la partenza della diciassettenne per l'Italia e quelli del drammatico tour nella Capitale. Sono 240 pagine da leggere tutte d'un fiato. Lasciano l'amaro in bocca tanto trasudano violenza. Perché di mostri, la giovane ne incontra più di uno. Prima il vecchio salaryman che la paga per farsi fare un po' di compagnia in un locale di Tokyo e non si fa problemi a metterle una mano tra le gambe pur essendo a tutti evidente la sua tenera età. Poi il gaijin, un italiano pieno di soldi, che nel suo lussuosissimo appartamento a Roppongi prima la ammalia, poi quando le è addosso non accetta il suo "no". Infine l'incubo nella cupa notte romana. Rimasta sola dopo l'ennesima lite con la madre, Rika finisce nelle mani di un venditore ambulante (quelli che lanciano per aria inutili oggetti luminosi) che la convince ad andare a mangiare un boccone in un ristorante a Trastevere. Lì si trova a dover combattere: prima per non farsi stuprare dai due bengalesi, poi per non farsi ammazzare. E, nonostante tutto, riesce ad avere la meglio. "Questa storia - ha spiegato Vattani all'agenzia AdnKronos - dimostra che dovunque ci si trovi, sia pure nella solitudine più assoluta, l'individuo riesce con la propria personalità, con il proprio coraggio, non solo a salvarsi, ma a trasformarsi in qualcosa di migliore".

Rika esce dai soliti schemi a cui ci aveva abituato Vattani. Lo stile narrativo non ha nulla a che fare con i precedenti romanzi editi da Mondadori, Doromizu - Acqua torbida e Al Tayar - La corrente. Il ritmo è sempre lo stesso: veloce, sorprendente e vivace. Ma i toni sono molto più cupi. "D'altra parte - ha sottolineato Vattani sempre all'Adnkronos - in questo libro sono tutti cattivi, tutti seguono solo i loro interessi, perché è il mondo è così. Eppure noi abbiamo uno strumento meraviglioso per ribellarci a tutto questo, uno strumento che si chiama coraggio, e il coraggio è anche quello di dire no, di rimanere fedeli a se stessi". Questa la morale che lo scrittore ha voluto lasciare al lettore con il romanzo che, dopo Doromizu e La via del Sol Levante (Idrovolante Edizioni), conclude la trilogia sul Giappone. Lo fa con un racconto, (difficile ma riuscitissimo, che viene affidato alla prima persona della vittima. Rendendo il lettore partecipe dei suoi pensieri, Rika lo mette a nudo svelandogli quanti confini, troppo spesso, gli uomini si arrogano il diritto di superare. L'insistenza a cercare un contatto fisico, l'incapacità di accettare un "no" come risposta, la fatica a rimanere all'interno del proprio perimetro sono accuse che, pagina dopo pagina, la protagonista prima sussurra, poi urla a gran voce. È anche grazie a questa sua determinazione che la ragazzina riesce a lottare fino in fondo, nonostante le umiliazioni, nonostante i pugni e graffi, nonostante fossero in due contro una, e a vincere. Sì, perché il romanzo di Vattani racconta la vittoria di un'esile diciassettenne su due belve imponenti.

Grazie al lavoro di Vattani quella terribile notte del 2011 (erano i primi giorni di maggio) è stata riesumata dal dimenticatoio.

Non essendo più dispersa nei vecchi lanci delle agenzie di stampa, deve essere ora un simbolo per tutti i casi di cronaca nera (le aggressioni, gli stupri, le violenze e gli abusi) che, nelle vie delle nostre città, feriscono quotidianamente le donne. Un simbolo che spinga le vittime a non arrendersi mai. Un simbolo per tutti noi a impegnarci a fare molto di più per rendere la nostra società più sicura, non più in balìa di belve feroci.

Rika di Mario Vattani

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