Così il mondo scoprì l'eros delle signore

Così il mondo scoprì l'eros delle signore

Una storiaccia brutta. Di diari spiati e di lenzuola. Il privato sbandierato in un'aula di tribunale. Uno tzunami giudiziario che con la sua onda di fango e bassezze trascina in basso persino i ritrovati medici e la scienza. Stiamo parlando di un presunto bunga-bunga? O di qualche moderno scandalo à la Strauss-Kahn? No, di uno dei casi giudiziari più pruriginosi dell'800 inglese. Quello che costrinse i vittoriani a prendere atto che anche le signore per bene potevano avere fantasie sessuali. Quello che vide schierarsi medici e scienziati, tra cui Charles Darwin, costretti a prendere una posizione che conciliasse pubbliche virtù, vizi privati e nuove teorie.
A riscoprire tutta la vicenda è stata Kate Summerscale giornalista inglese con la passione per la storia. La racconta in La rovina di Mrs Robinson. Storia segreta di una donna vittoriana (Einaudi, pagg. 262, euro 19). I fatti in sé, ricostruiti quasi come in un romanzo delle sorelle Brontë, sono semplici. Isabella Robinson, correndo gli anni '50 dell'800, è una signora facoltosa ma sposata male. Mortole il primo marito, è convolata in seconde nozze con Henry Robinson. Il nuovo sposo è attento al soldo, alle costruzioni navali ma, benché frequenti alcuni circoli intellettuali alla moda, è, secondo la moglie, freddo e povero di spirito. La signora invece avrebbe altre voglie. Così un po' è depressa e si rivolge alla scienza frenologica (che studiava, lombrosianamente, la forma dei crani), un po' sogna amorazzi impossibili con gli uomini appena più decenti che si trova attorno. Il suo mentore scientifico George Combe, osannato da tutti gli ambienti progressisti, le dice che con un cranio come il suo con l'organo dell'Amatività sviluppatissimo (leggi cervelletto sporgente) c'è poco da fare. Le “prescrive” di dedicarsi a opere filantropiche e di farsi dei bei bagni freddi (altri preferivano terapie come l'amputazione del clitoride). Lei, invece di limitarsi alle abluzioni fa però lunghe passeggiate con il suo “balneoterapista”, il dottor Edward Lane. E ne scrive in un diario in termini un po' deliranti che potrebbero far pensare a qualunque cosa (dal Kamasutra a un bacetto).
Purtroppo lo sproloquio finisce nelle mani del marito. E nel 1857 davanti al neonato tribunale dei divorzi. I giornali ci impazziscono. I frenologi tutti a dire che la signora è malata e che forse sono fantasie, anche perché nella faccenda è coinvolto un collega medico e si rischia che la scienza nuova venga infangata. I puritani tutti a tappare le orecchie alle fanciulle. I giudici tremano perché gia il tribunale dei divorzi sembrava un terribile azzardo e questo caso è una bomba... In mezzo qualche intellettuale, come George Drysdale, che già si spinge a scrivere della necessità di una nuova libertà sessuale per far sì che la gente non cada vittima dell'onanismo (secondo lui malattia gravissima da cui aveva tentato di guarire facendosi inserire una cannula rovente nel pene). Alla fine andò come doveva andare: una sentenza di comodo che evitasse troppi scandali (il diario fu considerato fantasia, o almeno non una prova giuridicamente valida).
Però per la prima volta un'intera nazione dovette riflettere sui sentimenti delle donne, sulle loro pulsioni. Chiedersi quanti danni potessero derivare dai matrimoni di interesse.

Riflettere sulle leggi che davano più diritti ai mariti che alle mogli. Con il caso Robinson il corpo e l'anima delle donne iniziarono a essere pensati come qualcosa di inscindibile, come qualcosa senza padroni per contratto.

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