La guerra civile (editoriale) fra fascettisti e antifascettisti

La storia editoriale è caratterizzata da una lunga guerra civile tra fascettisti e antifascettisti, cioè fra tenaci sostenitori e accaniti detrattori della fascetta: le frasi di raccomandazione che presentano ogni libro come il migliore dei libri possibili e che gli editori chiedono, o rubano, a critici famosi per poi stamparle su una striscia di carta che avvolge il volume. I sostenitori la chiamano all'inglese, blurb; i detrattori all'italiana, «truffa».
Comunque, proprio negli ultimi giorni la disputa pro e contro la fascetta è stato lanciato dall'account Twitter dell'editore Chiarelettere, che ha chiesto ai propri follower: «Le fascette vi piacciono o no?». Il risultato è, come reciterebbe la fascetta perfetta, «un caso editoriale»... Ecco un florilegio delle risposte dei lettori sulle famigerate fascette: «La prima cosa che butto» (la seconda, c'è da chiedersi, è il libro?). «La prima cosa che strappo appena arrivo a casa» (un vero collezionista...). «Le fascette stanno al libro come le tette al silicone: invogliano il lettore influenzabile» (scritto da una donna). «Da bibliotecario le conservo, da lettore mi fanno schifo» (un bibliofilo). «Da redattore le faccio, da lettrice le butto» (un addetto ai lavori). «Sono antifascettista da tre generazioni» (un lettrice partigiana). «No alle fascette: coprono la grafica delle copertina» (non è detto che sia un male, fra l'altro). «Dicono tutte le stesse identiche bugie. Se ci fossero 20mila ristampe di ogni libro non ci sarebbe la crisi» (una lettrice realista). «Fascette sì: altrimenti dove trovo segnalibri altrettanto comodi?» (una lettrice risparmiosa). «Fascetta sì, ma vietato citare l'opinione di un critico, ad esempio» (Antonio D'Orrico, ad esempio, uno che sulla fascetta di Hanno tutti ragione scrisse: «Paolo Sorrentino ha inventato Tony Pagoda, il più grande personaggio della letteratura italiana contemporanea»...). Ma anche contingentare quelle di un altro scrittore, Roberto Saviano, ad esempio. Che è solito fornire materiale per numerose fascette (ne abbiamo contate una mezza dozzina).
«La fascetta è come l'appendicite. Se c'è, un motivo ci sarà.

Si può togliere o meno, ma è parte integrante del libro», fa notare un lettore. «Quindi, è una sorta di infiammazione del libro?», si chiede Antonio Forni di Fascettanera. Un blog, peraltro, che ha come claim: «Meglio vivere un giorno da fascetta che cento anni da bandella».

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