I ragazzi del '99 e la libertà smarrita

Una spensieratezza e libertà che non tornerà più, quella dei giovani del '99

I ragazzi del '99 e la libertà smarrita

L’altro giorno, mentre ero in compagnia di un paio di amici più “grandi” - perché per certe generazione i più grandi perdurano per sempre, anche quando si è belli che compiuti i trent’anni d’età - mi è stato raccontato quando nel 1999, a Roma, la sera, si saliva - rigorosamente in due senza casco - su un vecchio Sh50 - uno dei cinquantini più belli della storia - e si andava al Circo Massimo. Nel cuore pulsante di Roma. In mezzo al prato. Dove centinaia di ragazzi dei licei più marziali del centro della capitale - i pubblici, non i bivacchi dei privati - si ritrovavano a bere. A fumare, a confrontarsi su attualità e politica, a suonare le chitarre. Tutti lì, in totale libertà. Chi andava e chi veniva. E magari a mezzanotte tutti a casa. I più piccoli s’intende. Certo. I miei amici di allora. Mentre i loro “grandi” restavano. Ancora un po’. Il coprifuoco variava di annata in annata, da genitore a genitore.

Qualcosa che mi ricorda le mie prime serate a Biarritz: una delle località di villeggiatura preferite dai parigini “bene”, dove i giovani bobo' si ritrovano da almeno mezzo secolo a passare l’estate. In spiaggia, alla sera, davanti al casinò municipale, con i fuochi, le chitarre, le birre... e in tempi meno remoti con i figli illegittimi dei mangiacassette: gli Mp3. Reggeva imperterrito quel da fascino da “Sapore di Mare” anni '60. Certo già allora c’era un po' di rap delle banlieue - Sound of da police e Rein de Rien - ma era comunque meglio della trap di adesso; delle nenie finto-anarcoidi di quel Fedez. Tra i loro grandi “La Haine” di Kassovitz aveva fatto davvero scuola.

La sola idea dei loro ricordi mi ha estasiato. Mi ha lasciato pensare quanta distanza corra tra noi e loro. E quanta libertà sia stata sacrificata nel frattempo. A quanta stupidità e frivolezza, nonostante le restrizioni che si sono sommante una all'altra in quasi vent'anni, sia stata perseguita comunque. A quanta fatica sprecata. A quanta bellezza è andata smarrita per qualcosa che non poteva comunque essere ottenuto. Togliere ai giovani la voglia di viversi la loro adolescenza come meglio possono. Gli è stato tolto solo il meglio: il vento nei capelli in motorino, il tabù di bersi una birra, una certa attesa di tutto.

A quanto potesse essere bello il mondo per un adolescente alla fine degli anni ’90; a quanto sia miserrimo, ai miei e ai loro occhi, quello che spetta ad un adolescente di oggi e domani.

Ecco perché siamo tanto timorosi, quasi spaventati, all'idea di mettere al mondo un figlio che, pur barcamenandosi in questa miseria, non troverà mai il piacere della spensieratezza che hanno provato loro. Che ho rincorso io. Che qualcuno, in nome di non si sa cosa, ha tolto a lui.

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