Manca un mese al voto, e la campagna elettorale infuria. Cosa si nasconde dietro il sorriso di Tommaso Francese, leader di Coraggio Italia e promettente candidato premier? È l’alfiere di una nuova politica, che parla al cuore degli elettori. Ma c’è un angolo oscuro nel suo passato, l’amicizia bruscamente interrotta con gli altri militanti di Dead or alive, associazione che si batte contro la pena di morte: Gabriele Torre, giornalista, Chiara Levi, ricercatrice fuggita all’estero e Stefano Ragno, consulente di un istituto di sondaggi. Tra intrighi politici, mobbing e campagne diffamatorie, il romanzo La gabbia di Davide Cavazza (Leone Editore) terminerà solo quando quei nodi del passato, sepolti da quindici anni, verranno sciolti.
Dei tanti libri usciti nell'ultimo anno per provare a raccontare l'evoluzione del sistema politico, lei è forse il primo ad usare la chiave del romanzo. Perché questa scelta?
"Il romanzo si presta assai bene al fluire delle passioni. E proprio di passione dovrebbe trattare una campagna elettorale, che altro non è che la storia di uomini e donne che si mettono del tutto in gioco. Nude. Con le proprie aspirazioni, la volontà di cambiamento, la responsabilità per un forte contributo al bene pubblico. La gabbia è questo. Ed è la storia di una amicizia, e non solo di una competizione per un pugno di voti. Al centro della vicenda ci sono i moti umani dei protagonisti, le loro debolezze e le loro convinzioni. Lo sfondo della campagna non è che la scusa per raccontare di una amicizia perduta, e di valori che fanno di un gruppo di persone una armata invincibile e non violenta. Sempre insieme e sempre contro. Con un finale a sorpresa che il lettore potrà interpretare secondo la propria sensibilità. Ciascuno, a ben vedere, ha la propria gabbia. Perché siamo spesso costretti in ruoli e situazioni che ci impediscono di fare ciò che davvero vorremmo fare. E di realizzare ciò che sentiamo giusto."
Quanto la figura del candidato premier Tommaso Francese è ispirata ai protagonisti dell'attualità?
"Tommaso Francese assomiglia in tutto e in nulla ai candidati attuali. In tutto perché è voracemente ambizioso, scaltro, abilissimo. In niente perché è si un outsider, ma ha una esperienza di governo come ministro. In più non ha nemmeno quarant’anni, fatto davvero insolito per un candidato premier in Italia. Francese va dritto per la sua strada e si incunea tra destra e sinistra. Rilegge le possibilità della politica con due fattori sconvolgenti per il sistema. Il primo è non volere essere etichettato da una parte o dall’altra, ma di volere stare in alto, molto semplicemente. Come quando dice “Noi non siamo il nuovo che avanza. Noi siamo. E basta.” Il secondo fattore è quello di avere un programma costruito interamente tramite la rete, dai propri elettori di riferimento. Una scelta rischiosa. Ma non è questa la democrazia? L’originalità del romanzo risiede nel fatto che tante cose di apparente buon senso non trovano invece spazio - non tutte insieme - nella attuale corsa verso il Parlamento."
Nel suo libro la politica italiana viene dipinta molto negativamente. Lei ha ancora fiducia nel sistema dei partiti?
"Nel romanzo la politica italiana viene solamente fotografata. E certamente la foto non rende giustizia ad un sistema che pensa più alla propria sopravvivenza che non a dare le risposte che servirebbero alla gente comune. Ma non si può incolpare un libro di questo. Tommaso Francese invita a votare per chi rappresenti davvero i sogni di rinnovamento. A non optare per mezze misure. A non indulgere nelle convenienze. E del resto lui stesso si comporta di conseguenza, provando a scardinare un bipolarismo un po’ logoro. Se riuscirà in questa impresa... beh, lo scoprirà il lettore. Io, personalmente, credo che tutto sia politico, e che l’antipolitica non esista. Ciascuno durante una normale giornata compie tante azioni politiche. Come decidere di comprare un giornale. O non comprarlo. Come decidere di mettere impegno nel proprio lavoro o invece trascorrere le ore senza una vera motivazione. Scelte. Che influiscono sempre su tanti altri. Politica."
In che modo le sue esperienze lavorative sono risultate utili nella stesura del romanzo?
"Io mi occupo di solidarietà. Lavoro per Organizzazioni Non Profit internazionali. Nobel per la Pace. Da Amnesty International all’UNICEF, il mio sguardo è sempre rivolto al miglior modo possibile per cercare di coinvolgere le persone in sogni collettivi. E realizzabili. Le campagne che facciamo noi sono campagne per la sconfiggere la malnutrizione infantile nel mondo, contro i bambini soldato, per assicurare dignità e solidarietà umana e chi è vicino o lontano. Cerco sempre di creare gruppi di persone che guardano in questa direzione. Insieme. Di ricavare da tante pietre grezze dei sassi levigati come il letto di un fiume, sul quale prima idealmente e poi praticamente possa arrivare acqua e cibo laddove serva davvero. E subito. Le mie esperienze lavorative sono molto importanti, perché ogni giorno imparo che un buon modo per fare politica è impegnarsi sul serio per gli altri. In questo il volontariato è una strada strepitosa. E’ entusiasmante mettersi in gioco per gli altri. Una palestra che consiglio ad ognuno. Una possibilità formativa che i ragazzi possono provare senza filtri, e che fa crescere tantissimo.
Questo bagaglio di conoscenze mi è servito molto per la tessitura dei caratteri dei protagonisti, che imparano sulla propria pelle cosa significhi il passaggio dai sogni dei vent’anni alla sfida dell’essere persone vere..."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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