«Ann stava impazzendo di paura. Cercava di divincolarsi dalle corde ai polsi come un animale in trappola, urlava, implorava, ma era tutto inutile. Il coro divenne sempre più forte. Kong! Kong! Kong! KONG!. Poi all'improvviso gli indigeni si zittirono, e Ann sentì un insopportabile silenzio. Lentamente, un'ombra immensa calò su di lei».
L'ombra immensa è Kong, cioè King Kong, il dio-animale, il mostro, la bestia innamorata e furente. Lei è Ann Darrow, l'attrice in cerca di successo, la donna dei sogni, la bella algida e impaurita. Il viso angelico della Bella e il corpo gigantesco della Bestia. Una favola-archetipo e un amore eterno che attraversano le leggende, il folklore, la letteratura, l'arte, il cinema, i videogiochi, l'immaginario collettivo. King Kong: il Male fuori di noi che può essere vinto dall'Amore dentro di noi.
Sono passati ottant'anni dall'uscita del film-capostipite King Kong, arrivato nelle sale americane nella primavera del 1933, diretto da Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack: un capolavoro della storia del cinema nel suo mix perfetto tra avventura, fantastico, romanticismo e trucchi visivi per l'epoca rivoluzionari. Poi seguiranno calchi di serie B, sequel, parodie, l'improbabile pellicola indiana Tarzan e King Kong (1965), il cult King Kong contro Godzilla (del 1969, ma è una beffa perché King Kong appare solo nel titolo...), quindi il remake del 1976 firmato da John Guillermin con la divissima Jessica Lange e gli effetti speciali di Carlo Rambaldi (primo dei suoi tre Oscar), e infine il remake del remake, diretto da Peter Jackson nel 2005, con un supercast hollywoodiano. Da una giungla all'altra, dall'Isola del Teschio a Manhattan, dalle foreste giapponesi al Sunset Boulevard. Il mito, quando è davvero tale, sopravvive in qualsiasi contesto.
E ora King Kong, l'immortale, è tornato. «Una sera di tanto tempo fa, a New York, il cielo cominciò a scurirsi e un sottile velo di neve cadde sulla città...» ... (ri)comincia così la storia raccontata e disegnata dall'inglese Anthony Browne, di Sheffield, nello Yorkshire, uno degli autori di libri illustrati più prestigiosi e premiati al mondo, nel suo nuovo King Kong (Donzelli), cento pagine con altrettante magnifiche tavole a colori, alcune ispirate anche a episodi previsti nella sceneggiatura originale del film ma poi tagliati in fase di produzione perché troppo costosi, come la lotta tra Kong e altri animali mostruosi: dinosauri, giganteschi pterodattili, serpenti marini. Con un tratto retrò e pop, Browne tenta la sua personalissima scalata all'Empire State Building del mondo del fantastico, un classico che affonda le radici in una fiaba tra le più antiche al mondo. La fiaba del gigantesco gorilla dalla forza bruta e il cuore tenero che si innamora della bella americana dai capelli d'oro e il corpo sensuale. Il Re divinizzato vinto dalla sexy eroina, il diverso innamorato dell'impossibile. La love story più anomala, stupefacente e spettacolare che si possa immaginare.
E che fu, non a caso, pensata e realizzata dal cinema, e poi trasportata nella forma romanzo. Basato sulla sceneggiatura di Edgar Wallace (1875-1932), scrittore di thriller prestato a Hollywood, e di Merian C. Cooper (1893-1973), ex pilota militare, regista e produttore (fu sua l'idea di una creatura mostruosa venuta da un'isola esotica che terrorizza New York), King Kong uscì nelle sale americane il 2 marzo 1933. Nel dicembre dell'anno precedente, però, con una brillantissima operazione di marketing ante litteram fu pubblicata una versione romanzata della pellicola, in fase di ultimazione, con le firme di Edgar Wallace (che morì il 10 febbraio 1932, prima dell'uscita sia del libro che del film) e di Merian C. Cooper. In realtà il romanzo King Kong, la cui stesura è desunta dalla sceneggiatura del film, fu scritto da Delos W. Lovelace (1894-1967) e originariamente pubblicato a puntate prima sulla rivista Mystery Magazine e in seguito, sempre nello stesso 1932, in volume, edito da Grosset and Dunlap. Fu la prima versione romanzata in assoluto di un film di Hollywood. In qualche modo, è Storia.
E la storia di Kong? Iniziata in una nevosa sera newyorchese, termina con una delle scene finali più famose della storia del cinema: il mostro che dopo aver delicatamente messo in salvo la donna amata (per il volto della quale Anthony Browne ruba al mito del cinema qualcosa che le versioni di King Kong sul grande schermo non hanno avuto la fortuna di sfoggiare: le fattezze e il fascino di Marilyn Monroe), precipita dall'Empire State Building crivellato dal fuoco degli aerei. «Giù in basso, si era raccolta la folla. Be' - disse un poliziotto - è stata una vera battaglia.
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