L'altro Achille Lauro. Quello che nessuno racconta

La vita avventurosa, appassionata e ideale di Achille Lauro è indelebilmente legata a Napoli ma Napoli l'ha dimenticata. Il destino sembra prendersi gioco della memoria del Comandante se a Napoli Est, in periferia, c'è una via Achille Lauro ma è un'omonimia. Sindaco della sua città natale, Sorrento, sindaco di Napoli, fondatore del Partito monarchico, presidente del Napoli - «Un grande Napoli per una grande Napoli» era il suo slogan - editore e, soprattutto, uno dei maggiori armatori d'Europa con una Flotta frutto dell'ingegno di un mozzo diventato Comandante, Achille Lauro al di là del bene e del male andrebbe ricordato perché nella sua storia c'è più bene che male, eppure la sua memoria è semplicemente maledetta. Perché? Per due motivi su tutti: perché il personaggio e la sua caricatura hanno prevalso sull'uomo e sull'uomo di mare e perché il film di Francesco Rosi, Le mani sulla città, lo accusò ingiustamente di aver realizzato il sacco della città mentre la speculazione edilizia a Napoli ci fu dopo Lauro, con il centrosinistra, e non con il laurismo. Forse, è arrivato il tempo di una revisione storica.

Il giudizio su Lauro è iniziato a mutare da quando Marco Demarco, ex direttore del Corriere del Mezzogiorno , pubblicò un libro, L'altra metà della storia , in cui dimostrava che il film di Rosi nella sostanza è un falso storico perché accusa Lauro, assolve la Dc e celebra il Pci mentre i fatti storici assolvono Lauro, accusano la Dc e sconfessano i comunisti. Oggi il giudizio storico muta ancor più a vantaggio di Lauro grazie alla singolare biografia Achille Lauro. Il Comandante tradito , edito da Minerva (pagg. 192, euro 16,90) che è stato scritto dall'ex presidente del Napoli, Corrado Ferlaino con Toni Iavarone.

È probabile che Ferlaino sia mosso da grande ammirazione per la figura umana e professionale di Lauro - ad un certo punto confessa che voleva acquistare la villa di Lauro in via Crispi «per sentirmi io stesso Achille Lauro» - ma è indubbio che proprio da questa “simpatia” sia nato un testo unico che può peraltro contare su testimonianze dirette e inedite - quella di Luigi Berligieri autista e uomo-ombra di Lauro, quella di Giuseppe Del Barone, uno dei “sette puttani”, come li definì il direttore del Roma Alberto Giovannini, che tradirono Lauro per la Dc, quella di Luis Vinicio prima giocatore e poi allenatore del Napoli, quella di Raffaella Corcione figlia di Aurora Sandoval «la donna mai rivelata» che Lauro amò e che è all'origine del passaggio di consegne tra Lauro e Ferlaino alla presidenza del Napoli. Le memorie di Ferlaino, che di Lauro fu collaboratore, parlano di un doppio tradimento: non solo quello della Dc di Silvio Gava e Fanfani, che è cosa minore, ma l'altro, dello stesso Stato e della Dc di De Mita, che alla fine della vita di Lauro non salvò e lasciò affondare una Flotta che avrebbe avuto ancora la forza non solo di continuare a navigare ma anche di tener vivo il porto di Napoli. Per salvarla servivano 20 miliardi che non arrivarono mentre 50mila furono stanziati per una ricostruzione post-terremoto che fu il vero terremoto campano.

Il racconto di Ferlaino è ricco di aneddoti e qui c'è l'imbarazzo della scelta. Non sempre l'autista guidava perché Lauro, la cui somiglianza con Enzo Ferrari era impressionante, prendeva il volante e non lo mollava. Aveva una guida spericolata e così una volta, in viaggio verso Roma, fu fermato dalla polizia stradale e i poliziotti rimasero un po' straniti quando videro scendere dall'auto prima Lauro poi Fanfani, quindi il ministro Jervolino, Mario Scelba e l'onorevole Spadazzi del Partito monarchico.

Si potrebbe continuare all'infinito, ad iniziare dalla verità sulla nascita di Piazza Municipio - uno dei primi water-front nella storia dell'urbanistica - che il Comandante fece in una notte: «Ferlaì, quella piazza è merito del pallone, e voi che ora siete il presidente del Napoli, dovete conoscere come è andata la storia. Tutto ruota intorno a Vinicio». Il resto andate a leggerlo.

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