È come se Gustave Flaubert, anziché scrivere la sua educazione sentimentale avesse scritto un'educazione sessuale. O meglio, transessuale nel senso più ampio del termine, perché di fatto il livello letterario dell'ultimo romanzo di John Irving è altissimo, già un classico. Il protagonista di In una sola persona (Rizzoli, pagg. 552, euro 20), il tredicenne Billy, assomiglia per verve e densità psicologica e linguaggio a uno di quei ragazzi destinati a diventare archetipi: David Copperfield, Oliver Twist, Tom Sawyer, Huckleberry Fin, sebbene ci si trovi nell'immediato dopoguerra nel Vermont, in un paese che si chiama First Sister.
Tutto si svolge nella scuola Favorite River, molto lontana non solo geograficamente dai cupi collegi europei di Kafka e di Musil, luogo ideale per mettere in scena questo allegro Bildungsroman di formazione erotica, fra una tragedia di Shakespeare e l'altra tutte trasformate in farse perché allestite fra studenti e familiari, dove perfino il nonno Harry ama travestirsi (e «non tutti trovavano così spassoso o conveniente il fatto che nonno Harry interpretasse così tanti ruoli femminili»). Così il Caliban de La tempesta diventa una specie di mostro-lesbica, con i piedi smaltati perché così piace al nonno, e non importa: a Favorite River tutto si mette in scena.
Ma è appunto Billy il personaggio chiave che scardina dall'interno della sua adolescenza quella finzione psicanalitica chiamata «identità sessuale»: e tra le sue molte cotte, si innamora della bibliotecaria Miss Frost, alla quale richiede in prestito libri che gli raccontino «cotte per le persone sbagliate», e il rapporto tra i due è fin da subito tenero e ambiguo e puro come solo possono essere i rapporti a tredici anni, senza sovrastrutture religiose.
Non meno spontaneo del desiderio di Billy per l'atleta Kittredge, o per l'amichetta Elaine, quando le chiede «posso toccarti le tette?» con lo stesso candore con cui io, per rendere l'idea, lo chiederei a Selvaggia Lucarelli, una delle mie cotte per la persona sbagliata. E quando Billy scopre che Miss Frost invece è un uomo, anzi un transessuale, continua a esserne innamorato, e perché non dovrebbe?
Ovviamente gli adulti disapprovano, e ci sarà una ragione se il mondo degli adulti nei romanzi e nei film e nella vita è fatto per non capire mai niente, né il sesso dei bambini né Michael Jackson né E.T. Così gli stronzi allontanano la bibliotecaria dalla scuola, eppure è questo esilio dell'amore il vero trauma che subirà Billy, la vera tragedia, altro che Renzo e Lucia e Romeo e Giulietta: «Io non mi sono sentito affatto violato», al contrario. È un grido di libertà, la rivendicazione di una seduzione esercitata e non subita, e quando sarà ormai diciottenne potrà dire: «non avrei più permesso a nessuno di dare spiegazioni al posto mio».
Opera maestosa e leggera, profonda e comica sull'«essere mutevoli» e felicemente irrisolti come l'Ariel della Tempesta, capolavoro liberatorio più che libertino, In una sola persona è una commedia che non risparmia la brutalità con cui spesso, con l'alibi giuridico e morale di tutelare i minori, si commettono violenze peggiori. Perché è stato Billy a sedurre Miss Frost, e non il contrario, ma data la sua età non può essere ascoltato.
Se non in questo capolavoro delicato e ironico contro «le scudisciate della morale comune», perché «le malelingue non si curano delle storie ordinarie, e ignorano la verità», perché i pregiudizi sono difficili da estirpare e, nel Vermont come ovunque, «una volta preso il vizio di ripetere quello che dicono gli altri, è dura farselo passare».
Senza dimenticare un'altra lezione di questa bella favola morale contro il conformismo della morale sommaria, e cioè che il vero tabù della società di oggi non è l'omosessualità, ma la bisessualità, disprezzata tanto dagli eterosessuali quanto dagli omosessuali: infatti per un omosessuale il bisessuale è un omosessuale che finge, per l'eterosessuale pure.
Un bisessuale è insomma un impostore da ambo le parti: tant'è che non esistono circoli Arcibi, non esistono movimenti di liberazione bisessuale, si tollerano solo outing da una parte o dall'altra per neutralizzarle a vicenda l'una nella pantomima dell'altra, e perfino le tiritere normative di Aldo Busi sull'omosessualità sono una faccia della stessa medaglia bigotta a due facce.
Invece basterebbe l'innocente spiegazione data dal protagonista del romanzo Billy al cospetto del tribunale sociale, del tutto disarmante per la semplicità che soltanto un bambino vero o un bambino inventato da un grande scrittore potrebbe avere: «Mi sono preso una cotta per Miss Frost credendo fosse una donna, ma quando ho scoperto che era un uomo non ha smesso di piacermi».
Chi crede nell'amore, e perfino nel desiderio dei corpi, non può pensarla altrimenti.
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