nostro inviato a Mantova
La crisi, il terremoto che ha sbrecciato anche Mantova, il clima d'incertezza. Eppure il Festivaletteratura ne è uscito in piedi. Ha ridotto il numero degli incontri, ha tagliato qualche big e, in tempi di ristrettezze, ha fatto ciò che un festival deve fare: offrire una certa varietà, ma puntando su una proposta esclusiva. Cioè portare un gruppo di scrittori «nuovi» 35-45enni, americani in testa: Nathan Englander, Aimee Bender, Karen Thompson Walker, la canadese Miriam Toews, e poi lo spagnolo Pablo d'Ors, l'islandese Jón Kalman Stefánsson. E gli italiani Giorgio Fontana, Andrej Longo, Marco Missiroli, Paolo Nori, Piersandro Pallavicini. Tutti scrittori di qualità, non inflazionati, da giocarsi anche in futuro. E se i biglietti staccati sono stati meno rispetto alle scorse edizioni, lo spettacolo forse è stato più interessante.
POETI I veri trionfatori del festival, in praesentia e in absentia. Seamus Heaney, mattatore in un reading straordinario, un'ora di grande poesia e di vita. E tra gli italiani, si parva licet, Pierluigi Cappello, poeta di Udine, annus mirabilis 1967, che ieri ha tenuto un incontro magico e neorealista, con letture, anche in friulano, dei suoi versi. Poi applausi per Ezra Pound ricordato dalla figlia Mary de Rachewiltz, e per Wislawa Szymborska letta dall'attrice Licia Maglietta. Per gli incontentabili c'era anche Lance Henson, poeta cheyenne nativo americano.
NOBEL Hanno sempre grande appeal. Con qualche sbavatura: Toni Morrison, al netto della crociata «afro» antirazzista e dell'endorsement a Obama, è apparsa un po' sottotono: in proporzione ha avuto più pezzi sui giornali che pubblico.
MAESTRI Pochi ma ottimi. Stanley Kubrick, in primis, evocato e mitizzato, tra ricordi veri e altri abbelliti, dall'italo-americano Emilio D'Alessandro che, dal 1970 al '99 fu suo autista e tuttofare: impagabile la sua chiacchierata ai microfoni di Fahrenheit con Marino Sinibaldi. Poi Ermanno Olmi, che ha riempito Piazza Castello chiacchierando di vita, cinema, letteratura, fede e apocalissi. E infine Raffaele La Capria: l'ultimo grande vecchio, giovanissimo, della nostra letteratura. Venerati.
ECONOMISTI C'è crisi per tutti, ma non per loro. Al festival erano ricercatissimi. Tra gli appuntamenti economico-finanziari e le lezioni di spread in piazza, l'incontro clou è stato al Teatro Ariston, con pubblico rimasto fuori: uno spettacolare match tra due economisti pro-Euro, Boeri e Garibaldi, e due anti-Euro, Borghi e Napoleoni. La formula era quella del dibattito «Oxford style»: per non litigare e sovrapporre le voci, tre interventi cronometrati di 5 minuti a testa, per tre giri di dibattito. Alla fine, per alzata di mano, si verifica quanti spettatori hanno cambiato idea rispetto a quando si sono seduti. La platea si è molto divertita. Spettacolo e informazione. Come rendere divertente la «scienza triste».
EBREI Shalom Auslander, Etgar Keret, Nathan Englander, Shaul Ladany, Eskhol Nevo... Sono il gruppo più numeroso. Perché sono bravi. E forse per un eccesso di politically correct applicato alla letteratura.